Walter Sabatini lascia la Roma. Se ne va, come era già accaduto alla Lazio e al Palermo, spaccando a metà una città tra chi lo reputa il re indiscusso del mercato ed altri che invece gli imputano clamorosi errori. Come spesso capita nella vita, scrive Stefano Carina su Il Messaggero, la verità è nel mezzo.
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Roma-Sabatini, divorzio
La città è divisa tra chi lo reputa il re indiscusso del mercato ed altri che invece gli imputano clamorosi errori
Di certo nella sua esperienza alla Roma è riuscito ad invertire quanto si diceva sul suo conto quando lavorava alla Lazio: «È bravo a trovare i giovani di valore ma incapace a vendere». Ricavare però, tra gli altri, 9 e 7 milioni da giocatori modesti come Dodò e Bradley, realizzare 27,4 milioni di plusvalenza con Marquinhos, 15,2 con Lamela e oltre 20 per Pjanic sono operazioni che smentiscono quel giudizio. Più opinabile il costo di qualche acquisto: Iturbe (26,1 comprese le commissioni), Doumbia (14,4+1,5), Juan Jesus (2+8), Kjaer (3,5 di prestito) o Uçan (4,5 di prestito).
Quello che non è discutibile invece è la difficoltà di Sabatini a costruire squadre vincenti. Dopo il 26 maggio 2013 ha cambiato rotta cercando un mix tra giovani e esperti che però ha sempre provocato rifondazioni estive. Senza considerare i riscatti, i ritorni dai prestiti e la miriade di giovane transitata per Trigoria, 15 sono stati gli acquisti effettuati il primo anno, 12 nel secondo, 15 nel terzo, 16 nel quarto, 13 nel quinto e 7 quest'anno, dove però ha operato soltanto in estate.
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