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Il Messaggero

Joya e dolori

Redazione
Il dominio a San Siro ha prodotto una sola vera occasione da gol. Gli stop di Ferguson e Paulo complicano la vita al tecnico

Un bagliore di grande calcio, molto gasperiniano. Quei trentacinque minuti abbondanti di San Siro. Belli, completi, unici. Non come il secondo tempo ammirato contro l'Inter, di più. Tanto di più. La Roma ha mostrato la sua versione migliore, lì davvero si è vista l'Atalanta di Gasp, con la differenza che quella era una macchina perfetta, questa è una macchina che si ferma in un tunnel. Il problema è sempre lo stesso: l'efficacia. Gasp ha parlato di precisione, di cattiveria sotto porta, di poca predisposizione nel gioco aereo, che nei passati anni è stato il punto di forza, specie della Roma di Mourinho. La Roma - scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero - si perde dentro l'area di rigore avversaria, non ha stoccatori. Parlavamo di efficacia, o meglio, l'ha menzionata Gasperini dopo la sconfitta di Milano. E l'allenatore di Grugliasco si riferiva alla pericolosità. La Roma fino a poche settimane fa non arrivava proprio in porta, vinceva con un gol di scarto e con una eccellente fase difensiva. Dalla partita contro l'Inter ha cominciato ad avvicinarsi in area avversaria. Il dato è questo, alla voce "grandi occasioni", 6-1. Il che vuol dire che il volume di gioco superiore, evidenziato pure dal dato sul possesso palla (37% contro il 63%) non ha prodotto pericoli seri per Maignan. Che non ha fatto grossi interventi. La Roma ora arriva ma si perde: gol previsti, 3,32 del Milan rispetto a 1,95 della Roma. La Roma ha perso, subendo un gol, ben quattro volte, con Torino, Inter, Milan e Lille. Non si può certo sostenere che Gasp non le abbia provate tutte. Ha giocato con Dovbyk primo riferimento, con Ferguson al suo posto, senza un vero attaccante centrale ma con Dybala accompagnato da Soulé e un trequartista atipico come Cristante. Sta provando pure con Bailey. Non avrà Dybala e Ferguson a Glasgow e in casa con l'Udinese. C'è da vincere, per non restare troppo indietro.