La pace tra i presidenti dei club di Serie A è impossibile da praticare. Esercizio troppo altruista per chi è abituato a guardare non oltre il campo di casa sua, scrive Emiliano Bernardini su Il Messaggero. Se sul taglio degli stipendi tutti sono favorevoli, d'altronde risparmiare è praticata buona ad ogni latitudine, lo scontro più acceso resta quello sugli allenamenti.
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Allenamenti impossibili ma le società litigano. Il Napoli: “Noi in campo”
De Laurentiis ha deciso che i suoi torneranno n campo mercoledì 25. Sul taglio degli stipendi tutti i presidenti sono favorevoli
La grande paura che attanaglia il calcio è che senza finire il campionato il sistema crolla. O almeno per come è concepito in questo momento. Ossia attaccato ai diritti tv. Senza fine verrebbe meno anche l'ultima tranche: 340 milioni. Soldi che le squadre hanno già speso. E su cui molte costruiscono quel filo sottile sul quale fanno equilibrismi tutto l'anno.
Ecco perché diversi club vogliono riprendere gli allenamenti. Cercare di forzare la mano per poi tornare in campo. A porte chiuse sia chiaro. Anche perché a contagi zero è quasi impossibile. Il Napoli ieri ha annunciato che mercoledì 25 tornerà in campo. Il giorno dopo lo farà la Lazio (anche se potrebbe decidere di slittare ulteriormente al 3 aprile come da Dpcm). Il Cagliari il 31 marzo. Il Lecce, invece, ha rinviato a data da destinarsi. Lotito, insieme a De Laurentiis e Giulini (ma poi anche altri gli hanno strizzato l'occhio) si sono fatti portavoce di questa lotta.
In attesa di capire anche cosa dirà e quanto durerà il nuovo Dpcm in cui si parla anche di mettere lo stop agli allenamenti degli agonisti. Possibile nuova scadenza il 10 aprile.
Ieri intanto la Figc ha inviato una lettera ad ogni componente per invitare tutti ad un senso di maggiore responsabilità. L'invito a tutte le componenti è quello di portare (entro oggi) proposte concrete e comuni da presentare al governo. In ballo c'è il futuro del calcio.
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