“C’è sempre meno rapporto palla-ragazzo. Quando si andava per strada si giocava a calcio tante ore, adesso non è più così. Noi addetti ai lavori dovremo riproporlo. Poi, probabilmente, vedremo i risultati tra 10 anni” dice Alberto De Rossi, responsabile del settore giovanile della Roma, intervistato da Gianluca Lengua su Il Messaggero.
Il Messaggero
Alberto De Rossi: “Le seconde squadre per far crescere i nostri talenti”
Ha la meglio la cultura del tutto e subito?
“L’aspetto ludico è sempre un passo indietro rispetto al risultato. Questa è un mentalità che ci crea qualche problema. La mentalità italiana è di vincere la partita”.
Come si cambia la mentalità?
“Mettendo al vertice gente che ha fatto calcio per passione. Non burocrati”.
Perché tanti ragazzi hanno risultati nelle giovanili e poi in Serie A falliscono?
“Perché il divario tra la Primavera e e la Prima squadra è enorme”.
Come si può ridurre?
“Nei paesi stranieri i giovani giocano. In Italia no, perché i club pensano al risultato. Bisognerebbe parlare seriamente delle seconde squadre”.
Prego.
“Possono risolvere il problema perché darebbero la possibilità al calciatore di crescere. Non solo velocemente, ma anche bene. Se giochi Primavera contro Primavera, come evolvono? Un ragazzo a 20 anni e sei mesi viene consegnato al calcio e ha pochissima esperienza”.
All’estero ci sono più opportunità?
“A 20 anni alcuni sono già dei campioni, come Yamal. Lui e tanti altri hanno avuto la possibilità di giocare, i nostri non ce l’hanno. Politano, ad esempio, è partito dalla Serie C, poi la B, la A bassa e la A alta. Il nostro processo inizia tardi. Chi può sapere come cambierebbe la percezione del calciatore se, invece di farlo restare in Primavera fino ai 20 anni, gli dessi subito l’opportunità di confrontarsi con il calcio dei grandi a 18 anni?”.
Perché allora aumentare di un anno la permanenza in Primavera?
“Chi lo ha deciso non crede nelle seconde squadre. Perché aumentando l’anno di età, hanno provato a fare una sorta di seconda squadra. Mentre tutto il mondo vuole accelerare l’inserimento dei ragazzi, l’Italia va in contro-tendenza”.
Però la prima squadra potrebbe prelevarlo prima dei 20 anni.
“Ma potrebbe non essere pronto. Ci sono dei momenti in cui i calciatori non sono idonei. Non sono tutti Bove, Pellegrini, Florenzi, De Rossi o Zalewski. Altri hanno bisogno di fare un giro più lungo”.
Quando dovrebbe terminare la Primavera?
“A 17 anni e mezzo. Poi la seconda squadra. L’Under 18 fatta dalla Uefa e non serve. Infatti, i club che hanno la seconda squadra non hanno l’Under 18 perché per loro è opzionale”.
Come è vissuto il risultato nella Roma?
“Qui se vinci giocando male, io sto col broncio, se accade una seconda volta comincio a preocсuparmi. A noi interessa la qualità e formare il giocatore”.
Cosa è cambiato negli ultimi 20 anni nella formazione?
“Adesso ci vuole gente veloce, forte, robusta. Ci vogliono calciatori strutturati come forza e potenza. Facciamo lavori mirati a seconda dell’età per farci trovare pronti. Ma tutto converge nella tecnica individuale”.
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