(Gazzetta dello Sport-S.Boldrini)C’è la crisi di un uomo perbene nella difesa della Roma che ha beccato 38 gol in 27 partite: il calo di John Arne Riise. Il norvegese è il simbolo della metamorfosi in negativo della squadra,
rassegna stampa roma
La crisi di Riise specchio della Roma
(Gazzetta dello Sport-S.Boldrini) C’è la crisi di un uomo perbene nella difesa della Roma che ha beccato 38 gol in 27 partite: il calo di John Arne Riise. Il norvegese è il simbolo della metamorfosi in negativo della squadra,
dopo gli splendori della scorsa stagione, in cui giocò qualcosa come 52 gare: 36 in campionato (e 5 gol), 4 in Coppa Italia, 12 in Europa League (e altre 3 reti). Era un insostituibile, Riise, costretto a scendere in campo anche con la lingua di fuori. Era diventato un idolo del popolo romanista.
L’infortunio alla testa Lo scenario è cambiato e se va fissato un principio della crisi di Riise non si può essere ipocriti e ignorare che tutto è cominciato il 6 settembre 2010, quando il norvegese s’infortunò in modo serio durante un allenamento con la sua nazionale. Uno scontro di gioco con un compagno di squadra, Espen Ruud, provocò una commozione cerebrale: Riise trascorse una notte in ospedale in osservazione e per qualche giorno gli fu vietato di viaggiare in aereo. La definizione semplice della commozione cerebrale è di «perdita della conoscenza di breve durata dopo un trama di tipo cranio encefalico. Stato acuto, transitorio, reversibile che non si prolunga mai oltre un’ora e in questa fase si può rilevare una diminuzione dei riflessi, un rallentamento del polso e la caduta della pressione arteriosa» .
Il difficile ritorno Il 7 settembre, all’uscita dall’ospedale di Oslo, Riise assolse il suo compagno («non ha alcuna responsabilità» ) e confessò «sono stato molto intontito per tutto il giorno e non ricordo nulla di quello che è successo» . Il medico della nazionale scandinava, Thor Einar Andersen, descrisse l’episodio come «uno dei più drammatici della mia carriera» . Secondo quanto riportarono i quotidiani norvegesi, dopo il colpo John crollò a terra privo di conoscenza e in preda alle convulsioni. Riise tornò in campo il 16 ottobre 2010, contro il Genoa, 40 giorni dopo l’infortunio. Da allora, a parte una partita da 7 in casa del Basilea il 3 novembre 2010 e da 6,5 con il Cagliari il 22 gennaio 2011, Riise non si è più espresso ai suoi livelli. Il 9 gennaio 2011, ha rischiato un altro incidente alla testa nella gara in casa della Sampdoria, sbattendo contro una telecamera. In mezzo a questo calvario, un altro infortunio, di portata ben minore per fortuna: una lesione muscolare il 2 dicembre. Ma rispettatelo Riise si è sempre impegnato al massimo in allenamento e ha cercato di reagire anche attraverso il suo blog personale, raccontando che «fisicamente sono più forte rispetto all'anno scorso. Ho assunto un personal trainer che mi segue ogni giorno» . I risultati sono stati finora scarsi. Riise soffre nelle chiusure, la «diagonale» per lui è un problema geometrico e spesso le azioni da gol degli avversari nascono dalle sue parti. Da icona del tifo, è passato a capro espiatorio e questo non va bene: triste e squallida la contestazione nei suoi confronti. Riise è un professionista con i fiocchi ed andrebbe aiutato, a cominciare dagli allenatori. Ranieri non l’ha sicuramente protetto. Poi, certo, la crisi della difesa Roma si legge anche nella stagione meno brillante di Burdisso senior, nelle solite intemperanze di Mexes, nel calo di forma di Juan che contro il Parma è però tornato a buoni livelli. C’è stato anche qualche errore da parte dei portieri Julio Sergio e Lobont e, in generale, un atteggiamento di squadra che non ha mai protetto bene la difesa. Montella sta lavorando in questa direzione. O almeno ci prova: anche lui va incoraggiato.
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