(Il Romanista - D.Giannini) «Se siamo la peggior difesa dell’ultima mezz’ora un motivo ci sarà. Un giocatore non decide di essere meno attento. Non può essere solo un fatto mentale». Così Vincenzo Montella dopo la rimonta subita
rassegna stampa roma
D’Ottavio: «In due settimane ci si riprende»
(Il Romanista – D.Giannini) «Se siamo la peggior difesa dell’ultima mezz’ora un motivo ci sarà. Un giocatore non decide di essere meno attento. Non può essere solo un fatto mentale». Così Vincenzo Montella dopo la rimonta subita
dal Parma che gli ha tolto la gioia della prima vittoria all’Olimpico da allenatore della Roma. Ok, un motivo ci sarà. Ma soprattutto ci si chiede se c’è un modo per porre rimedio ai cali degli ultimi 20-30 minuti. La risposta e una speranza per il futuro la dà Stefano D’Ottavio, preparatore atletico professionista Figc, una laurea in scienza e tecniche dello sport, una specializzazione in scienza e tecniche del calcio, in passato anche preparatore delle nazionali under 23, under 21, Olimpica e dell’Inter. Bene lui ne è convinto: «In 2 o 3 settimane si può già vedere qualche cambiamento». Considerato che Vincenzo Montella è alla guida della Roma già da una settimana, si potrebbe avere qualche riscontro in campo nel giro di una decina di giorni. Questo non significa che sia tutto facile e che con un tocco di bacchetta magica d’incanto la Roma torni a volare. D’Ottavio lo spiega chiaramente.
E’ possibile rimettere mano alla preparazione a questo punto della stagione, quando mancano una decina di partite al termine del campionato?Certo, l’intervento ora è più difficile, ma si possono aumentare le quantità mantenendo la stessa intensità di allenamento. Ad esempio inserendo una doppia seduta in mezzo alla settimana. Quanto tempo ci vuole per ottenere dei risultati visibili?Fare un vero e proprio richiamo non è facile, perché si gioca in continuazione. Ma questo non significa che non si possa fare qualcosa. In 2-3 settimane già si può vedere qualche cambiamento.Secondo lei il problema della Roma è fisico o c’è una componente psicologica?L’aspetto psicologico può farsi sentire. Per essere chiari, se sono motivato farò tutto con minore sforzo. Certo, però, che quando c’è una ripetizione di cattive prestazioni fisiche, si può pensare che qualcosa si è sbagliato. Questa non è un’accusa, ma è difficile che si possa trattare solo di un problema psicologico.
In Serie A ci sono tutti professionisti validi. Le sembra possibile che sbaglino la preparazione?E’ vero, sono d’accordo, è difficile. Ma può esserci una serie di circostanze che possono intervenire. Ci sono anche differenze tra i vari preparatori. Mourinho, ad esempio, che ha vinto tutto, è uno che non utilizza quasi per niente la sala pesi. Altri preparatori, invece, preferiscono lavorare sulla forza e sulla palestra, anche se meno rispetto al passato e soprattutto rispetto agli anni 90. Capanna credo che utilizzasse di più il lavoro con la palla e sul gioco.Quindi più simile a Mourinho.Appunto. Non c’è un assoluto. C’è anche la variabile dei giocatori. Magari una cosa fatta all’Inter non funziona, per dire, al Cesena.Torniamo al ritiro di luglio. Qualche tempo fa un preparatore ci ha spiegato che le corse tra i boschi in estate non servono più di tanto.E’ vero. Anche perché oggi il tempo di interruzione dell’attività è molto ridotto. Oggi nella fase iniziale serve una minore quantità di lavoro.E durante la stagione? Il lavoro quotidiano incide molto?Il lavoro settimanale serve tanto. E’ una questione di scelta di mezzi, di intensità, di qualità. Tutto questo va costruito. E può essere misurato con facilità.Ovvero?L’allenamento nel calcio non può prescindere dal controllo. Che può avvenire con degli strumenti, ma anche parlando col giocatore.Torniamo alla Roma. Come si potrebbe provare a guadagnare quei 20-30 minuti che sembrano mancare?L’ho già detto. Ad esempio, una doppia seduta al giovedì potrebbe essere utile.Con quali contenuti?Da quello che so, Montella fa il lavoro su delle mini partitine. Continuerei su quella linea, tenendo sempre l’intensità attorno al 90 per cento del massimale.Vale a dire?Durante la partita l’intensità varia tra l’85 e il 95 per cento. In allenamento va tenuta quella. Basta misurarla con un cardiofrequenzimetro.Risultati?In 2 o 3 settimane già può vedersi qualcosa.Non resta che aspettare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA