Liverpool-Roma 1-1 (4-2 ai rigori)

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I giallorossi di Nils Liedholm avevano in rosa campioni del calibro di Falcao e Bruno Conti e proprio nell’estate del 1983, si era aggiunto il brasiliano Toninho Cerezo
Redazione

A cura di Laura Novelli

Introduzione

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Il 30 maggio del 1984 la Roma ha giocato l’unica finale di Coppa dei Campioni della sua storia, contro il Liverpool, alla fine persa ai rigori. I giallorossi, nel 1982/83, hanno vinto il loro secondo scudetto, guadagnandosi così di diritto, la partecipazione alla competizione più prestigiosa, a livello europeo, per una squadra di club e che, a quel tempo, era accessibile solo ai numeri uno dei rispettivi campionati. E proprio in quella edizione, la sede sorteggiata per la finale, era stato lo stadio l’Olimpico di Roma. I giallorossi di Nils Liedholm avevano in rosa campioni del calibro di Falcao e Bruno Conti e proprio nell’estate del 1983, si era aggiunto il brasiliano Toninho Cerezo. Insieme con la corsa in campionato – in cui la Roma, alla fine della stagione 83/84, si è piazzata al secondo posto – i capitolini hanno percorso tutta la strada possibile nella Coppa europea, tanto da arrivare fino alla finale. Roma e Liverpool, che si sono incontrate in finale, sono partite dai lati opposti del tabellone. La Roma ha fatto il suo esordio nella competizione, contro il Goteborg, battuto per 3-0 all’andata (mentre ha perso il ritorno per 2 a 1). Poi è stato il turno del CSKA di Sofia (che gli uomini di Liedholm, si sono assicurati vincendo entrambe le gare per 1-0). Arrivati ai quarti, i giallorossi hanno battuto la Dynamo di Berlino, nella gara di andata all’Olimpico, per 3 a 1; mentre hanno perso per due a uno il ritorno. È cominciata in salita la semifinale. La Roma ha giocato l’andata a casa del Dundee United dove ha perso per 2-0. I campioni d’Italia in carica avevano in testa un unico obiettivo, giocarsi la finale della competizione, in casa, davanti al loro pubblico. Con lo spirito di chi non aveva intenzione di mancare un appuntamento importante e irripetibile, i giallorossi, hanno accolto all’Olimpico gli scozzesi con l’intenzione di ribaltare il risultato e ci sono riusciti vincendo il ritorno per 3-0 e dando così appuntamento al Liverpool, per il 30 maggio, all’Olimpico nella finale secca.

La Partita (il racconto)

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Per la prima volta nella sua storia, la Roma aveva la possibilità di giocarsi la finale di Coppa dei Campioni e, come se non bastasse, di giocarsela in casa, all’Olimpico. In quell’edizione, infatti, era stata proprio Roma la città sorteggiata e destinata ad ospitare la gara per l’assegnazione del titolo europeo. I giallorossi, vincendo lo scudetto nel 1983, si sono guadagnati il diritto di concorrere per il titolo di campioni d’Europa, e hanno fatto di tutto per provare a conquistarlo proprio davanti al loro pubblico. Il Liverpool, di sicuro, aveva più esperienza, avendo giocato nove edizioni consecutive della Coppa e vinto tre volte la finale. La partita, naturalmente, è cominciata subito caratterizzata dalla tensione, come si conviene in questi casi. La Roma però è riuscita ad entrare in campo piuttosto decisa e a mettere in difficoltà gli avversari. Studiati nei minimi particolari da Nils Liedholm, gli inglesi all’inizio hanno subito un po’ la pressione dei giallorossi, ma è durato tutto troppo poco. La Roma forse ha pagato l’inesperienza, o forse il Liverpool ha fatto valere la sua abitudine a giocare certe gare, fatto sta che al 14°, nonostante i giallorossi avessero retto bene fino a quel momento, gli inglesi sono passati in vantaggio e la partita, per i padroni di casa, è diventata tutta in salita. Su un cross di Johnston, Tancredi non è andato sicurissimo sulla palla, l’ha presa, ma poi gli è sfuggita. Sebino Nela ha provato a spazzarla, ma ha fatto praticamente da sponda e il pallone è finito al centro dell’aera. Neal, che si è trovato al posto giusto nel momento giusto, l’ha mandata in gol. Subito dopo la rete c’è stata la protesta dei giocatori della Roma che avrebbero voluto che l’arbitro annullasse il gol per fallo su Tancredi. Per il direttore di gara, lo svedese Fredriksson, non c’erano gli estremi per riportare la gara sullo 0-0. Palla al centro, i romanisti si sono trovati a dover recuperare lo svantaggio. La difesa degli inglesi a quel punto è diventata ancora più decisa, Roberto Pruzzo ha subito molti falli da parte dei calciatori del Liverpool, tanto da scatenare di nuovo le proteste dei giallorossi. Il primo tiro pericoloso verso la porta difesa da Grobbelaar – detto il portiere pagliaccio per il suo atteggiamento spesso canzonatorio verso gli avversari durante i calci di rigore – è arrivato da Francesco Graziani. Subito dopo, invece, una discesa di Rush ha messo di nuovo in apprensione l’Olimpico.

Il Liverpool è tornato ad attaccare almeno un altro paio di volte, ma è stata la Roma, prima dell’intervallo, a trovare il gol. Roberto Pruzzo, al 43° ha segnato il gol dell’1-1, ed è stato di nuovo palla al centro. Psicologicamente è stata una bella iniezione di fiducia per i giallorossi, mentre è stato un colpo per il Liverpool che, a due minuti dalla fine del primo tempo, si è ritrovato a dover ricominciare tutto da capo. Le squadre sono andate al riposo in parità. Al rientro dagli spogliatoi per la Roma poi sono aumentate le difficoltà, perché Roberto Pruzzo è dovuto uscire per infortunio, al 63° è stato sostituito da Odoacre Chierico. Oltre a perdere la sua punta di diamante, i giallorossi ancora non sapevano di aver perso un giocatore fondamentale perché la partita sarebbe finita ai rigori. Il Liverpool era intenzionato a vincere e più volte ha messo in difficoltà la Roma, in contropiede. Dalglish si è trovato almeno un paio di volte davanti alla porta difesa da Tancredi. Le due squadre si sono studiate, ma nessuna delle due ha colpito in modo decisivo. Così, dopo i 90 minuti regolamentari, la partita è andata ai tempi supplementari. In questa fase sono stati i giallorossi a trovarsi con l’occasione di passare in vantaggio, con Bruno Conti, ma senza riuscire nell’impresa. L’arbitro, così, ha fischiato anche la fine dei supplementari e la partita, per la prima volta nella storia di una finale di Coppa dei Campioni, è andata ai rigori. La tensione allo stadio era palpabile, sul campo e sugli spalti. Le due squadre riunite davanti alle rispettive panchine a decidere chi sarebbe andato al tiro dagli 11 metri. E qui si è verificato un episodio che ha segnato, in parte, il rapporto di uno dei giocatori più rappresentativi della Roma, con i suoi tifosi. Falcao, in campo per tutto il tempo della gara, al momento di stilare la lista dei rigoristi, ha chiesto di non essere inserito. E questo è un ricordo rimasto nella mente di tutti, in campo e fuori, complice il fatto che i giallorossi hanno perso la coppa per due errori dal dischetto, se fosse finita diversamente il brasiliano probabilmente, avrebbe avuto meno i riflettori puntati addosso. Fatto sta che la cosa, come è normale che fosse, non è piaciuta a molti e in parte, ha cambiato il rapporto della piazza con il calciatore che era stato eletto ‘l’ottavo re di Roma’. Come si diceva, mai prima di quella sera, la Coppa dei Campioni era stata assegnata ai calci di rigore.

E per i giallorossi non era certo il momento migliore, visto che mancavano all’appello due rigoristi: Maldera squalificato, oltre a Roberto Pruzzo, uscito per infortunio. Fuori dalla lista era dovuto rimanere anche Cerezo, in preda ai crampi, sostituito nel secondo tempo. A cui si era aggiunto il rifiuto di Falcao. Tre i rigori sbagliati in tutti, tra le due squadre, nessuna parata, ma due palloni lanciati troppo in alto e uno sulla traversa. Ad andare sul dischetto per primo è stato Nicol, il Liverpool quindi ha dato il via alla lotteria. Primo a tirare, primo a sbagliare, con l’Olimpico che ha esultato sperando fosse un segno del destino. Per la Roma, ad andare in gol, è stato il capitano, Agostino Di Bartolomei, una certezza sui calci piazzati, che ha confermato le sue doti balistiche. Poi Phil Neal, gol. Ecco l’errore della Roma che rimette le cose in pareggio, a compierlo è Bruno Conti, un brutto scherzo del destino visto che era stato uno dei migliori in campo. Poi in sequenza sono arrivate le reti di Souness, Righetti e Rush. Sul dischetto, subito dopo, è andato Ciccio Graziani che ha colpito la traversa, facendo calare il silenzio nello stadio. Dopo di lui, il colpo del match è passato nei piedi di Alan Kennedy. Gol, il Liverpool ha vinto la sua quarta Coppa dei campioni.

Tra i protagonisti della fase dei rigori, c’è stato sicuramente il portiere del Liverpool, Grobbelaar. Come detto, nessuno dei tiri sbagliati è finito tra le mani dei portieri; quindi, non è certo per questo che si è messo in luce. Il numero uno degli inglesi, definito poi tra le altre cose, anche il ‘portiere pagliaccio’, in quell’occasione ha deciso di provarle tutte per distrarre gli avversari. Ha cominciato strizzando l’occhio ai fotografi che erano dietro alla porta, poi ha morso le corde della rete e, infine, durante i calci di rigore veri e propri, si è messo letteralmente a ballare sulla linea della porta, prima del fischio dell’arbitro. Il ballo improvvisato viene ancora definito: la “spaghetti dance”.

Le dichiarazioni

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Uno dei rigoristi decisivi, in negativo, è stato Francesco Graziani, che dopo la partita, comunque, non si è sottratto ai microfoni ed ha dichiarato amaramente: “L’unica consolazione, anche se magra, è stata quella di sentire i nostri tifosi cantare comunque con un amore e una devozione superiori all’amarezza. Con dei tifosi così, una società non può davvero fallire. E la Roma, entrata con pieno diritto fra le grandi d’Europa, saprà immancabilmente confermare questo augurio”.

A tenere banco, dopo la sconfitta, in casa Roma è stata la scelta di Paolo Roberto Falcao di non tirare il rigore. Inevitabilmente, con il ko subito, le attenzioni si sono spostate su di lui. Molti anni dopo ha provato a spiegare la sua scelta, chiarendo che: “Non tirai il rigore perché sentivo dolore al ginocchio, per colpa di un infortunio. Giocai grazie ad una iniezione, solo che la partita durò 120 minuti e io non ce la facevo più. Per questo parlai con Liedholm e gli dissi che non sarei riuscito a calciare quel rigore”. Che il resto della squadra non avesse preso bene questa scelta, comunque, è stato confermato anche dalle dichiarazioni, rilasciate diversi anni dopo, di Ciccio Graziani. “Quando un giocatore non se la sente bisogna accettarlo. Ma i grandi campioni devono sapersi prendere le proprie responsabilità, non possono fuggire. In quell’occasione Falcao non si è comportato da campione”. Praticamente le stesse parole pronunciate da Pruzzo: “In certi momenti un campione deve fare un passo avanti e non uno indietro”. Sempre diversi anni dopo, anche Grobbelaar ha raccontato cosa gli è passato per la mente quella sera e perché abbia improvvisato quella danza, rimasta poi famosa, sulla linea di porta. “Sono passato alla storia come un clown? Sono ancora qui che rido, non so come mi è saltato in mente di fare quel balletto. Ho improvvisato, quasi non mi sentivo le gambe, erano come due spaghetti e così ho cominciato a muovermi. Anche la rete sembrava uno spaghetto e così l’ho morsa”.

 

Il Tabellino

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Liverpool 4 (1) – 2 (1) Roma (d.c.r.), Roma Stadio Olimpico (69 693 spett.)

AS Roma: Tancredi, Nappi, Bonetti, Righetti, Falcao, Nela, Conti, Cerezo (115' Strukelj), Pruzzo (64' Chierico), Di Bartolomei, Graziani.

A disposizione: Malgioglio, Oddi, Vincenzi.

Allenatore: Liedholm

Liverpool FC: Grobbelaar, Neal, A. Kennedy, Lawrenson, Whelan, Hansen, Dalglish (94' Robinson), Lee, Rush, Johnston (72' Nicol), Souness.

A disposizione: Bolder, Hodgson, Gillespie.

Allenatore: Fagan

Arbitro: Erik Fredriksson (Svezia) Marcatori (d.t.s.): 24' Neal, 43’ Pruzzo Sequenza dei rigori: Nicol Sbagliato (Alto), Neal Segnato, Souness Segnato, Rush Segnato, Kennedy Segnato, Segnato Di Bartolomei, Sbagliato (Alto) Conti, Segnato Righetti, Sbagliato, (Traversa) Graziani

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