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Totti e la Sampdoria: gioie, dolori e Sliding Doors – FOTO

Francesco Balzani

Ricordate il film con Gwyneth Paltrow che perdendo la metro prendeva un percorso di vita completamente diverso da quello reale? La storia di Totti e la Sampdoria comincia così. Un treno che arriva (la Samp), un allenatore mediocre che lo spinge sul vagone (Carlos Bianchi) e un presidente romanista (Franco Sensi) che chiude rapidamente le porte prima che Totti possa salire. Era l’inverno del 1997. Il numero diciassette (all’epoca il dieci era di Giannini) aveva appena 20 anni, veniva da qualche mancata convocazione e da perle indiscusse ma per l’allenatore argentino appena sbarcato a Roma (dove resterà pochi mesi) il futuro capitano della Roma non è un giocatore sul quale vale la pena scommetterci troppo e chiede a Sensi di venderlo per fargli fare un po’ le ossa. Mantovani, all’epoca presidente della Sampdoria di Mancini e Montella, fiuta l’affare e sta per chiudere la trattativa. La storia, però, cambia il 9 febbraio 1997: all'Olimpico si gioca il Trofeo Città di Roma, triangolare invernale con Ajax e Borussia Monchengladbach. Un modo per far ambientare Litmanen, si pensa. E invece diventa la serata della rivincinta di Totti: due gol e un assist. Litmanen e Van Gaal restano incantati, Sensi chiude subito la storia dichiarandolo incedibile. Una salvezza.

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