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Roma e Barcellona, amori sognati e delusioni feroci: il filo diretto da Guardiola a Keita

Valerio Salviani

Una vita a rincorrerlo e un amore sfiorato. Pep Guardiola alla Roma c’è stato, da giocatore, solo per 6 mesi. Dopo l’avventura a Brescia è stato Mazzone a convincerlo: “Peppe, se proprio devi andare via, famme’n’favore… vai alla Roma”. E “Peppe” alla Roma ci è andato, ma chiuso da Emerson e Dacourt il campo l’ha visto solo 6 volte prima di tornare al Brescia. Nel 1998 ci aveva già provato Sensi a strapparlo al Barcellona, quando la sua carriera era nel fiore, senza riuscirci. Da calciatore in Catalogna ha vinto anche una Champions, ma è da allenatore che ha fatto la differenza. Il Barcellona degli invincibili è nato con lui, un modello che in Europa tanti hanno provato a imitare, senza riuscirci. La Roma ci ha provato 2 volte a portarlo a Trigoria: nel 2011, quando il nuovo corso americano cercava una guida ambiziosa, e nel 2012, nel dopo Luis Enrique, che lui stesso aveva indicato a Baldini. In entrambe le occasioni i giallorossi hanno dovuto incassare un elegante “no, grazie”. Il segno però Guardiola l’ha lasciato, almeno nella mente di De Rossi, che in quei 6 mesi ha imparato da lui tutto quello di cui un giovane futuro campione del mondo aveva bisogno. “Ho avuto il piacere di conoscere una persona magnifica, mi ha aiutato sotto tanti punti di vista” racconterà Daniele.

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