È mai successo di percepire qualcosa che non si vede ma si sa che c'è? Non siamo nel film "Now you see me", ma in fondo anche a Roma in queste ore c'è tanto lavoro per gli illusionisti. Perché a guardare la classifica quasi verrebbe da farlo con ottimismo, forti di un terzo posto a tre punti dal secondo occupato dall'Inter. Lo yin e lo yang romanista però non produce armonia. Specialmente perché, a guardare l'altra faccia della medaglia, qualche timore in più di non centrare per il terzo anno consecutivo la Champions viene eccome visto che se Juventus, Atalanta e Napoli dovessero vincere le loro partite, la Roma si verrebbe catapultata al sesto posto in virtù degli scontri diretti a sfavore. Trentaquattro punti quest'anno (ma Fienga spera di recuperare quello di Verona), trentacinque quelli di un anno fa dopo diciotto partite. Era l'alba di un mese terribile, tanto che poi nelle successive sei la Roma racimolò la miseria di quattro punti.
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Paulo II e la sua Roma immutabile: flop con le big e classifica invariata
I giallorossi l'anno scorso avevano 35 punti, uno in più di quest'anno. E in questa giornata possono già scivolare al sesto posto
Fonseca, dopo un anno niente salto di qualità. E la classifica è la stessa
Proprietà, dirigenti, giocatori. Tomasi di Lampedusa direbbe che tutto cambia perché nulla cambi. La Roma ha cambiato outfit, ma ha conservato i difetti della scorsa stagione. A partire dall'essere grande con le piccole e piccola con le grandi. Anche ieri, con buona pace di Rizzitelli che considerava la Lazio una piccola e il derby un'amichevole. È aumentata sì la produzione offensiva (37 gol contro 33 di un anno fa), ma la difesa ha incassato dieci gol in più (29 contro 19), un dato che la rende la peggiore delle prime dodici in classifica escluso il Benevento, che è anche l'unica squadra delle prime dieci che la Roma di Fonseca è riuscita a battere.
Poi sono arrivati quattro pareggi con Milan, Inter, Juventus e Sassuolo (tre di queste in casa) oltre alle sconfitte fragorose con Lazio, Napoli e Atalanta (stavolta in trasferta): nei tre flop undici gol subiti e solo uno realizzato. Uno score che farebbe impallidire anche i più ottimisti. Non può bastare il percorso netto con le ultime dieci della classifica, alle quali manca solo lo Spezia. A Fonseca dopo un anno di esperienza nel campionato italiano e dopo le conferme dei suoi fedelissimi Smalling e Mkhitaryan e gli arrivi di Pedro e Kumbulla, si chiedeva un salto di qualità che non è mai arrivato.
Mercato e calendario gli alleati di Fonseca
Dopo un derby perso così è quasi impossibile trovare motivi per sorridere. In aiuto di Fonseca arriva il calendario: nelle prossime cinque ci sarà solo un big match contro la Juventus, poi Dzeko e compagni giocheranno contro Spezia, Verona, Udinese e Benevento. Una "consolazione" che non basta più a nessuno. Una mano gliela tenderà il connazionale Tiago Pinto: al netto delle difficoltà nell'operare in un mercato così povero come quello in piena pandemia, a lui il compito di regalare a Fonseca i colpi per centrare la Champions. Già, ma quali profili? Perché da una parte il general manager ha parlato di progetto a medio-lungo termine, facendo pensare ad acquisti di prospettiva. Dall'altra c'è Fonseca che invece ha parlato di "scarsa esperienza" per gestire partite delicate emotivamente, facendo pensare a giocatori già pronti. Di tempo ce n'è poco, fretta invece molta. Ciò che sperano i tifosi è che almeno le idee siano chiare. Anche perché rimettere insieme i pezzi stavolta sarà un po' più complicato.
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