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Patrik: poco Schick e molto snob. Analisi di una crisi imprevista

Valerio Salviani

“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”. Mentre Peter Parker ne ha fatto un credo diventando un eroe, Schick sembra ancora la versione nerd di Spiderman, alle prese con i problemi adolescenziali. Il suo sconfinato talento ha accecato un po’ tutti, probabilmente anche la Roma, che lo ha preso per fargli fare l’esterno destro e si è accorta solo dopo che quello non può essere il suo ruolo. Il tocco e la gamba ci sono, ma su quella fascia Patrik è come un pesce fuor d’acqua. “Se la Roma ha bisogno di un’ala lui non deve andare alla Roma. Non è un’ala, è un punta o sottopunta, non lo vedo in quel ruolo” aveva avvertito Giampaolo la scorsa estate. Parole passate in cavalleria, ma con le quali ha dovuto fare presto i conti Di Francesco. Da esterno, Schick si è trasformato nell’alter ego di Dzeko. A gennaio, con il bosniaco in procinto di firmare con il Chelsea, stava per diventare il centravanti titolare, ma anche da prima punta aveva dimostrato di non trovarsi a suo agio. Chi lo conosce bene giura che Schick è una seconda punta. Un ruolo che con Di Francesco si vede poco, o per niente. Un bel problema.

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