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Icardi-Higuain, tango di Ferragosto: ecco pregi e difetti dei due bomber. Tu chi preferisci?

Francesco Balzani

NUMERI - Verrebbe da dire semplicemente: perché è Gonzalo Higuain. Ovvero l’attaccante più prolifico degli ultimi 5 anni in serie A, il centravanti per antonomasia che ha vinto ovunque è andato: River Plate, Real Madrid, Napoli, Juventus e Chelsea. Il bomber da 300 gol in carriera che ha battuto il record di marcature stagionali nel nostro campionato (36 nel 2016). Ma il solo nome (blasonato) non basta. Chi ha negli occhi l’ultimo Gonzalo depresso (sportivamente) di Milano forse ha dimenticato che appena un anno fa l’argentino chiudeva la stagione con 23 gol in 50 partite. Praticamente una rete ogni due partite. Un anno fa, non una vita fa. A 32 anni di certo non può essere il Pipita di inizio carriera, ma in un campionato come il nostro Higuain ha ancora almeno due stagioni ad altissimo livello.

RISCATTO - E qui passiamo al punto due della campagna pro Higuain. Perché l’argentino ha una gran voglia di far ricredere tutti, Sarri e Juventus compresa. Lo avrebbe voluto fare in bianconero, ma non potendo può dirottare sul giallorosso. Una città che lo accoglierebbe come un Re come accaduto a Napoli. La furia agonistica vista nelle prime due amichevoli con la Juve è acqua benedetta per Fonseca.

TATTICA - Higuain è un attaccante che gioca per e con la squadra. Un po’ come Dzeko. Ideale quindi per il calcio ultraoffensivo e ultraorganizzato di Fonseca dove il Pipita si troverebbe a essere non solo il terminale offensivo, ma il regista avanzato di una squadra che punta a segnare tanto. E che quindi vedrebbe spesso e volentieri Higuain al centro dell’attenzione al contrario di quanto avvenuto al Milan con Gattuso.

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