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C’era una volta il derby: ecco le 10 coreografie più belle nella storia della Curva Sud – FOTO

Francesco Balzani

Lazio-Roma 0-0

9 febbraio 2014

“La memoria obbedisce sempre al cuore”. Lo scriveva più di 200 anni fa Antoine Rivaroli conosciuto soprattutto come il conte di Rivarol, poeta e giornalista franco-italiano. E chi altri nel calcio può essere custode della memoria se non chi ne è innamorato, chi col cuore non può dimenticare cosa e chi ha fatto grande la proprio squadra, il proprio amore? La coreografia messa in scena nel derby di ritorno del primo anno di Garcia è stato frutto della fantasia e della passione, roba che non si compra, roba che non si vende. Una gigantesca tela bianca, la cornice rigorosamente giallorossa. All’apparenza una coreografia come tante che richiama i colori tradizionali della Roma e che inizialmente ha provocato lo sfottò di chi mal comprende l’arte. Poi però ecco che il quadro assume un anima. La tela bianca cade, la cornice resta e al centro comincia a comparire una gigantesca bandiera con il volto indimenticato e indimenticabile di DinoViola, di colui che ha portato la Roma al culmine della sua storia, all’apice della sua grandezza e che ha permesso ai proprio tifosi di gonfiarsi il petto di fronte “ai maligni e ai superbi”, di fronte alle potenze del Nord. Intorno al volto del Presidente del secondo scudetto, fumogeni giallo rossi e vessilli col marchio (tradizionale) della Roma. Uno spettacolo per gli occhi, e non solo. Sotto pian piano ecco comparire un verso di poesia scritta su uno striscione: "Dell'amor che non ha prezzo siamo il ritratto. Amor che vince il tempo e resta intatto". Inutile cercare su Google l’autore del verso, è inedita. Appartiene alla Sud.

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