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forzaroma news as roma Capradossi: “L’esordio un sogno. Nel 2018 credevamo di poter vincere la Champions”

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Capradossi: “L’esordio un sogno. Nel 2018 credevamo di poter vincere la Champions”

Capradossi: “L’esordio un sogno. Nel 2018 credevamo di poter vincere la Champions” - immagine 1
L'ex difensore della Roma: "Totti? Era difficile anche solo allenarsi con lui, c'era un senso di rispetto e stima infinito. Nainggolan super divertente, Dzeko il compagno più forte"
Redazione

Elio Capradossi, ex difensore della Roma cresciuto nelle giovanili giallorosse recentemente tornato alla cronaca calcistica grazie al gol contro il Mozambico che ha permesso alla "sua" Uganda di avvicinarsi a una storica qualificazione ai prossimi Mondiali, ha rilasciato un'intervista a Chiamarsibomber.com. Questo uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Da ragazzo cresciuto nelle giovanili e da tifoso, com'è stato esordire con la prima squadra della Roma? Beh, è stato un sogno che si realizzava, imprevedibile per come è avvenuto. È stato bello, veramente emozionante. Mi ricordo che all'epoca non avevo neanche avuto il tempo di pensarci più di tanto, perché era successo tutto in maniera molto veloce. Quindi è stato bello, è stata una cosa che un ragazzo sogna e che poi si realizza. Anche se per una partita sola, è stata veramente la realizzazione del sogno di una vita”.

Di quella squadra, che fece anche la semifinale di Champions, quale era il compagno più forte? Ce n’erano tanti, era una Roma fortissima. In quell’annata era veramente una squadra stratosferica. È una scelta molto complessa, ma se proprio devo sbilanciarmi su un nome, allora dico Dzeko”.

Lo ha mai affrontato da avversario? Sì, una volta, quando ero a Spezia in Serie A, l'ultima partita del campionato. Lui non giocava dall'inizio, però subentrò. È veramente fortissimo, un campione. Forse non fece gol in quella partita, però comunque ebbe un impatto importante sulla gara”.

Ha avuto la sensazione che quella Roma potesse arrivare in fondo e vincerla quella Champions? Beh una volta che stai lì e dopo l'impresa che era stata fatta (contro il Barcellona), è giusto crederci. Come immagino ci credano le altre tre squadre che arrivano fino a quel punto. Sicuramente la squadra ci credeva, sapendo comunque quanto era difficile. Però quando arrivi così lontano, è giusto crederci”.

A Cagliari è stato allenato da Ranieri. Com’è stato viverlo da vicino e cosa è rimasto dell’esperienza con lui?Sicuramente è un grande allenatore e una bravissima persona, schietta, sincera. Purtroppo non ho avuto molto modo di starci e di essere allenato da lui, perché subentrò a Liverani a gennaio e mi allenai con la squadra per circa due mesi dal suo arrivo, poi mi ruppi il menisco. Il resto della stagione, gli ultimi due o tre mesi li feci fuori e poi rientrai direttamente per l’inizio dell’annata successiva. Quindi sicuramente l'ho conosciuto per il modo in cui allena e per il modo in cui si esprime con la squadra, però non l'ho vissuto a pieno, diciamo così”.

Ha avuto la possibilità di conoscere Totti?Sì, l'ho conosciuto. Nel periodo della Primavera, ho fatto un paio di tournée estive con la prima squadra, quando lui ne faceva ancora parte. Ho avuto la possibilità di marcarlo in vari allenamenti. Sicuramente era difficile anche solo allenarsi uno contro uno con lui. C'era questo senso di rispetto e stima infinito e faceva un po' strano come esperienza, come emozione. Poi sei giovane, ogni parola che ti dice, ha un effetto diverso. Ed era forte forte, quindi non oso immaginare come fosse prima, visto che in quel periodo era proprio alla fine”.

Una battuta su Nainggolan. Beh, in generale sicuramente un compagno super divertente, socievole. L'approccio con quelli che potevano essere dei ragazzi come me, più giovani, era lo stesso che usava con i veterani: un ragazzo davvero simpatico e inclusivo. Sicuramente dall'interno si vede che è molto più semplice di come viene fatto passare fuori”.