7Centrocampista
Bruno Conti

Bruno Conti

  • Nazionalità:Italia
  • Età:69 (19 marzo 1955)
  • Altezza:1.69 m
  • Peso:65kg
  • Piede:Sinistro
  • Valore di mercato: mln

PROFILO

Biografia

Bruno Conti è un ex calciatore, campione del Mondo del 1982, che giocava nel ruolo di attaccante e che ha legato la sua carriera alla Roma (che ha lasciato solo due volte per andare in prestito al Genoa per fare esperienza), e dedicato la sua vita al campo. Dopo aver smesso di giocare, infatti, è diventato responsabile del settore giovanile giallorosso, mostrando ottime doti da talent scout. Bruno, che ha sempre indossato la maglia numero 7, è nato il 13 marzo del 1955 a Nettuno, patria del baseball. E proprio con questo sport ha cominciato i suoi primi approcci da atleta, mostrando anche delle qualità promettenti, tanto che, quando aveva 13 anni, è stato chiamato da un club della lega americana, MLB, il Santa Monica che avrebbe voluto portarlo negli States offrendogli anche una borsa di studio, ma la famiglia si è opposta. Bruno alla fine, ha scelto il calcio, nonostante fosse stato anche scartato dall’Inter, dopo un provino, perché ritenuto troppo basso. Invece, la sua altezza (169cm), non gli ha impedito di diventare poi il campione che è stato, riconosciuto in tutto il mondo, anche dai colleghi brasiliani che, spesso soprattutto dopo la vittoria del mondiale del 1982, gli dicevano di essere ‘l’unico brasiliano che giocava con l’Italia’.

Bruno, oltre ad essere stato un grande campione, è papà di Andrea e Daniele e, ora, nonno. I due figli hanno calcato le stesse orme del padre, anche se il primogenito non ha avuto fortuna per diversi problemi alle caviglie riscontrati negli anni. Mentre Daniele ormai è uno dei simboli del Cagliari, dove è andato a giocare giovanissimo – dopo aver indossato anche la maglia della Roma – ed è rimasto per tutta la carriera e rimanendo poi in società come dirigente. Bruno Conti è tutt’oggi considerato una delle migliori ali destre, talentuose italiane. A dispetto della sua altezza, che ha compensato ottimamente con una tecnica sopraffina. Il suo piede era il sinistro – calciava anche con il destro - ma preferiva giocare a destra per sfruttare il cosiddetto piede invertito. Era bravissimo a dribblare gli avversari e nei cross con cui serviva i compagni lanciati a rete, oltre ad essere dotato di un’ottima conclusione a rete anche dalla distanza.

La carriera

Bruno Conti ha cominciato a giocare a calcio a Nettuno. Inizialmente diviso tra calcio e baseball, alla fine ha deciso che il pallone sarebbe stato la sua vita. Partito dalla squadra del Nettuno, dopo qualche anno è passato all’Anzio per poi entrare nelle giovanili della Roma. Il suo debutto con la maglia giallorossa è stato il 9 settembre del 1973, nel campionato Primavera dove ha cominciato la sua avventura nella squadra della capitale. Inizialmente non era visto come un potenziale campione, per via della sua statura, in molti pensavano non fosse fisicamente adatto al calcio di un certo livello. Invece piano piano è venuta fuori la sua tecnica e gli allenatori hanno cominciato a capire che c’era davvero qualcosa di importante in quel ragazzo di Nettuno. Ha vinto due scudetti con la squadra Primavera (nel 1973 e nel 1974), poi è stato notato dall’allenatore della prima squadra che lo ha portato tra i professionisti. L’allenatore era Nils Liedholm, che per certe cose aveva occhio e lo ha fatto esordire in serie A il 19 febbraio del 1974. La sua tecnica sopraffina è emersa subito, era la squadra a non girare bene in quel periodo. Poi qualcuno in società ha ritenuto che fosse il caso di fargli fare le ossa da qualche parte e, per la stagione 1975/76, lo ha mandato in prestito al Genoa, in Serie B, dove è andato a formare la coppia di attacco con Roberto Pruzzo. Con la maglia dei grifoni ha giocato 42 partite e segnato tre gol. Dopo questa prima esperienza al Genoa, nell’estate del 1976 è tornato a Trigoria ed ha giocato 29 partite, tutte in serie A, mentre non è mai stato convocato per la coppa Italia. Nel 1977/78, ancora sotto la guida di Liedholm, ha giocato 21 gare, 17 in campionato 4 in serie A, con due gol tutte in campionato. Proprio alla fine di quella stagione, la Roma aveva intenzione di acquistare Roberto Pruzzo, con cui Conti aveva già giocato nel Genoa.

I rossoblù hanno accettato l’offerta dei giallorossi, ad una condizione: che Bruno tornasse in prestito da loro almeno per una stagione. Così, il numero sette della Roma è tornato in Serie B nel campionato 78/79 per poi rientrare nella capitale, e non spostarsi più, l’anno successivo. Ormai era, a tutti gli effetti, ormai un punto di riferimento della squadra, un elemento fondamentale per l’attacco della Roma, proprio in coppia con Roberto Pruzzo e a suon di prestazioni ha fatto capire tutto il suo valore, non solo al club ma anche ai tifosi che lo hanno riconosciuto come un simbolo della squadra. E’ entrato anche nel giro della nazionale di Enzo Bearzot e nel 1982 ha vinto i mondiali di Spagna con la maglia azzurra. Quello è stato davvero un periodo d’oro per lui e per la Roma, che nel 1983, la stagione successiva alle fatiche mondiali, ha vinto il suo secondo scudetto della storia. In quell’anno, Conti, ha giocato 40 partite, tra campionato e coppe e segnato 3 gol. Oltre ad essere impegnato con l’Italia nelle gare per le qualificazioni agli europei. Conquistato lo scudetto, nella stagione 1983/84, la Roma ha giocato la Coppa dei Campioni per la prima - unica volta - riuscendo a raggiungere la finale, giocata e persa all’Olimpico, contro il Liverpool. Una partita rimasta storica per i giallorossi, nonostante la sconfitta subita ai rigori a favore degli inglesi. Proprio durante quella partita, arrivata ai rigori, è stato d Bruno Conti – insieme con quello di Graziani – a sbagliare il tiro dagli 11 metri. Durante quella competizione, il numero 7 giallorosso ha segnato una rete, nella partita di esordio, contro il Goteborg.

Ha chiuso l’anno con 43 partite e 10 gol. Andato via Liedholm, inizialmente con Eriksson ha avuto delle difficoltà, tra le panchine a cui era destinato e anche il cambio della fascia da capitano. Bruno Conti ha sempre accettato tutto senza fare polemiche e aspettando il tempo giusto per dimostrare il suo valore. Già nella prima stagione guidata dallo svedese, le differenze sono state evidenti. Conti ha giocato 28 partite tra campionato e coppe; 31 in nell’85/86, 28 nella successiva, l’ultima di Eriksson sulla panchina della Roma (che neanche ha terminato, venendo esonerato dopo la 28ma giornata), sostituito per l’ultima parte dal Sormani. La società, tornando sui suoi passi ha richiamato Liedholm che è rimasto sulla panchina della Roma fino alla 19ma giornata della stagione 1998/89. Quelli non sono stati anni facili per gli allenatori giallorossi, è stato un susseguirsi di esoneri, richiami e anche dimissioni, ma non hanno impedito alla squadra di tentare di raggiungere traguardi importanti. Periodo che ha coinciso anche con l’avvicinamento, da parte di Conti, all’addio al calcio. Nella stagione 1990/91, la Roma è arrivata in finale di Coppa Uefa, persa con l’Inter ma Conti ha giocato solo una partita della competizione europea e neanche una in campionato. Alla fine dell’anno, proprio il giorno dopo la finale di coppa Uefa (che la Roma ha perso contro l’Inter), e quella di coppa Italia (vinta con i nerazzurri), Bruno ha giocato la sua partita di addio, una festa organizzata per salutare il suo pubblico e dare ufficialmente l’addio al campo, in un Olimpico stracolmo di gente, con 80 mila spettatori accorsi tutti li per il loro beniamino. Alla fine, ha chiuso la carriera con 401 partite giocate con la maglia della Roma e 47 gol; mentre ne ha collezionate 78 con il Genoa, in serie B e 4 reti.

Palmares

Bruno Conti è stato campione del Mondo con la nazionale italiana nel 1982 in Spagna. Nel 1982/83 ha vinto lo scudetto con la Roma e sempre con i giallorossi ha collezionato quattro vittorie in coppa Italia: nel 79/80, 80/81, 83/84 e 85/86. Un campionato lo ha vinto anche in serie B, con il Genoa, nel 75/76.

La nazionale

Bruno Conti ha esordito in nazionale quando alla guida c’era Enzo Bearzot, a 25 anni e 6 mesi. Era l’11 ottobre del 1980 contro il Lussemburgo, in una gara di qualificazione ai mondiali (vinta per 2-0). L’avventura di Conti con la maglia azzurra è durata fino al 1986. Durante questo periodo, il numero 7 giallorosso, ha giocato 47 partite e segnato 5 gol. E’ diventato campione del mondo nel 1982, in Spagna e proprio durante il torneo si è rivelato decisivo risultando tra i migliori della competizione, guadagnandosi anche la stima degli avversari brasiliani che lo hanno definito uno di loro per le sue elevati doti tecniche, meritandosi addirittura il soprannome di MaraZico. Conti ha partecipato anche ai mondiali del 1986, in Messico, da cui l’Italia è stata eliminata agli ottavi dalla Francia. Proprio quella è stata l’ultima partita giocata in nazionale dal campione romanista.

La carriera da responsabile delle giovanili

Bruno Conti, nel 1991, ha dato l’addio al calcio giocato ma senza lasciare Trigoria, sede della Roma, diventando immediatamente allenatore delle giovanili. Dal 1996 ha ufficialmente assunto il ruolo di direttore responsabile di tutte le squadre del vivaio giallorosso. Suo era il compito di seguire le squadre, di avere rapporti con gli allenatori e anche di cercare giovani talenti da ingaggiare. Il suo è stato sicuramente un ruolo importantissimo, visti i talenti usciti negli anni da Trigoria. Durante la sua avventura è anche stato chiamato ad aiutare la società quando la prima squadra è stata in difficoltà. Nel 2005 c’era Del Neri sulla panchina che si è dimesso a marzo di quell’anno. Così il club ha chiesto a Conti di traghettare la squadra ed è stato un compito arduo. Perché, se in Coppa Italia è arrivato fino alla finale, in campionato ha rischiato davvero molto, sfiorando – nel momento più buio - la zona più bassa della classifica e poi arrivando addirittura in zona Uefa. Terminata stagione, Bruno è tornato nel suo ruolo – insieme con quello di responsabile dell’area tecnica della prima squadra - che ha tenuto fino al 2016, quando è stato sostituito da Massimo Tarantino, ma è rimasto comunque nel club, assumendo il ruolo di ambasciatore, per poi diventare coordinatore delle giovanili.

Redazione