(di Paolo Marcacci – ForzaRoma.info) Riordinare ricordi di 18 anni non è facile per nessuno; è come frugare fra gli scatoloni di un soppalco, prima di un trasloco e inevitabilmente cominciare a scoprire una serie di oggetti, dimenticati o quasi, che ci fanno riflettere, ricordare cose o persone che avevamo rimosso, commuovere a tradimento.
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Semplicemente, una signora
(di Paolo Marcacci – ForzaRoma.info) Riordinare ricordi di 18 anni non è facile per nessuno; è come frugare fra gli scatoloni di un soppalco, prima di un trasloco e inevitabilmente cominciare a scoprire una serie di oggetti, dimenticati o...
Pensate doverla compiere, un'operazione del genere, davanti ad una selva di microfoni o telecamere, con una vibrazione emotiva estrema, tradita da voce e sguardo, palesata da momenti di commozione irrefrenabile. Non so se sia stata la serata più difficile in assoluto, per Rosella Sensi, certamente è stata una delle più intense, che sicuramente lei, romanista vera, avrebbe meritato e voluto vivere con un epilogo sportivo diverso. C'è una parola che sin da ieri mi viene spontaneo associarle: signorilità. Una parola della quale spesso commentatori ed opinionisti si riempiono la bocca, riferendola magari a presidenti e dirigenti che per due parole messe in croce ottengono la patente di personaggi decorosi e ben educati e poi vengono regolarmente sorpresi dalle telecamere in atteggiamenti che farebbero arrossire i frequentatori delle più malfamate taverne. La signorilità Rosella Sensi l'ha palesata, ieri, in un momento emotivamente complicatissimo e sovraesposto a livello mediatico, trovando il tempo, mentre cercava di dominare la commozione e la ovvia malinconia, di formulare un augurio ai nuovi proprietari della Roma. Ma non un augurio di quelli che sono talmente formali da poter essere stampati sui bigliettini; un augurio caldo, da tifosa del club e al tempo stesso da dirigente che capisce le difficoltà a cui può andare incontro chi si accinge a gestire una realtà complessa come la Roma.
Invocare la pazienza dei tifosi e consigliare di lasciar lavorare, ha detto proprio così, hanno avuto, nel contesto del dopo Roma-Sampdoria di ieri, un che di solenne e di molto nobile. Come solenni e nobili sono stati i miglori diciotto anni, bacheca alla mano, della storia dell'As Roma, quelli della gestione Sensi, appunto.A margine, una notazione mediatica, che perlatro, lo diciamo con la consueta amarezza, poco ci sorprende: i vari contenitori sportivi domenicali, a cominciare da "La Domenica Sportiva", ben altro spazio avrebbero dovuto dedicare all'uscita di scena di una famiglia che per quasi vent'anni, a prezzo di sacrifici che tutti conoscete, ha tenuto le redini di uno dei club più prestigiosi e storici d'Italia. Sappia il tempo essere galantuomo, laddove non lo sono stati i mass media e neppure il sistema-Italia, diciamo così, che agli sforzi di questa famiglia ha impedito che facessero riscontro quei titoli meritati sul campo e sfumati per motivi che per decenza chiameremo "oscuri". Chapeau, Presidente.
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