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America' facce Tarzan!

(di Paolo Marcacci – ForzaRoma.info) Volo AZ615, atterraggio ore 7.45: mentre scrivo è ancora in volo, quando leggerete sarà già atterrato, in preda ai primi effetti del jet lag. Farà colazione da noi, col primo cappuccino e il cornettone...

Redazione

(di Paolo Marcacci – ForzaRoma.info) Volo AZ615, atterraggio ore 7.45: mentre scrivo è ancora in volo, quando leggerete sarà già atterrato, in preda ai primi effetti del jet lag. Farà colazione da noi, col primo cappuccino e il cornettone che fungeranno da viatico per l'inizio dell'avventura o avrà optato per un esclusivo breakfast a bordo dell'aereo?

Indipendentemente dalla scelta, gli converrà comunque prendere confidenza con l'espresso italiano: forte, cremoso, aromatico. Avrei due-tre indirizzi da consigliargli in proposito, ma non è il caso: Di Benedetto non ha più tempo da perdere, anche se è appena arrivato. Non ha tempo perché da lui pretendiamo che sia, da subito, uno dei pochissimi americani che non sono qui per godersi Roma ma per far godere la città, dove a breve Woody Allen si stabilirà per girare il suo prossimo film.

Buffo eh? Gli Yankees non più a sbevazzare e ridere fragorosamente in qualche bar di Via Della Conciliazione o di Piazza Navona, senza badare al conto maggiorato ma, al contrario, per risanare, ottimizzare (questo verbo l'ho già sentito, però...), sfoltire, nominare, decidere. Investire no? Anche, certo, vedremo poi quanto e come. Su una cosa, appena arrivato, Di Benedetto (ma anche Woody Allen) si sentirà tanto forestiero e cioè quando misurerà il tempo che noi indigeni abbiamo speso nel fare congetture, ipotizzare scenari, fare nomi roboanti e al tempo stesso prefigurare catastrofiche interruzioni della trattativa.

Un manager dei fatti in un paese di chiacchiere: potrebbe avere tanto da insegnarci, per svecchiare la nostra mentalità, non solo quella calcistica e farci comprendere come sia possibile, anche  e addirittura da noi, valorizzare le potenzialità, una volta tanto, invece di disperderle nelle maniere che sappiamo e che nel nostro paese stanno diventando una sorta di istituzione occulta.

Lo staremo già caricando di troppe responsabilità? Tranquilli, si fa solo per parlare, anzi  per scrivere. Di certo, però, Di Benedetto va erudito subito su una questione fondamentale, che già gli sarà stata accennata da chi di dovere: c'è qualcosa di più alto dei grattacieli ed è l'aspettativa dei tifosi romanisti; quindi, parlare chiaro da subito, non come faceva il Sam di Woody Allen quando cercava di sedurre una donna; entrare a gamba tesa nel panorama affaristico del nostro calcio ed imporre i propri metodi, non adattarsi a quelli altrui; infine, investire, magari non per avere subito quei nomi che irrealisticamente leggiamo su vari quotidiani in questi giorni, ma per far si che di volta in volta si possa investire sempre di più, com'è nel costume dei business-man, dei manager che valorizzano capitali, dei volponi a stelle e strisce che hanno capito da tempo come l'entusiasmo popolare sia uno dei volani migliori per il profitto.

Una tifoseria come la nostra non aspetta altro che le si accenda la miccia, Mr Di Benedetto, poi sentirà che botto che faranno gli introiti. Altrimenti, glielo dico alla maniera nostrana, così comincia a prendere confidenza con il nostro modo di esprimerci: ma che sareste venuti a fa'?