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Mou ha difeso Karsdorp fino all’ultimo derby, ora ha detto stop

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Nel 2017 arrivò già rotto: poi la ripresa in Olanda, la malattia del figlio e il faccia a faccia con Irrati

Redazione

Che la storia d’amore tra Karsdorp e la Roma fosse destinata ad essere quantomeno tortuosa lo si era capito subito, appena l’olandese volante (eufemismo) sbarcò a Roma, nell’estate del 2017, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport. Niente ritiro di Pinzolo, subito sotto i ferri per la pulizia del menisco sinistro. "Che volete che siano 3-4 settimane di ritardo rispetto a cinque anni di contratto", disse Monchi, diesse dell’epoca.

Il problema è che Karsdorp tornò dopo tre mesi, rompendosi subito, alla prima partita, contro il Crotone: stesso ginocchio, il sinistro, ma stavolta a saltare fu il crociato anteriore. Un calvario che a molti fece subito pensare che era meglio dirsi arrivederci, da subito.

Karsdorp tornò di fatto l’anno successivo, ma giocando a singhiozzo, anche perché il ginocchio teneva così così e i guai muscolari arrivavano uno dietro l’altro. Etichettato come "bidone", venne mandato in prestito al Feyenoord, il club dove era cresciuto e da cui la Roma lo aveva comprato, investendo 14 milioni di euro (più 5 di bonus). Una stagione in cui ha ritrovato smalto e continuità, tanto che gli olandesi a fine anno volevano anche comprarlo, ma non avevano soldi a sufficienza. Così Rick è tornato a Roma per provare a giocarsi le sue carte. E considerando che il rivale era Florenzi, ha fatto anche bene, visto che l’ex capitano giallorosso ha lasciato quasi subito la truppa giallorossa. Dopo un mercato in cui Rick era stato prima venduto al Genoa e poi all’Atalanta (ma in entrambi i casi era stato decisivo il suo rifiuto), Karsdorp è diventato di fatto il terzino titolare a destra. Più per mancanza di alternative che non per meriti propri. La tifoseria giallorossa non lo ha mai digerito a fondo, soprattutto a causa di quei tanti cross sbagliati, uno dietro l’altro. E dei tanti errori in fase difensiva (come ad esempio quello di quest’anno a Udine, sul gol di Udogie). Lui ha provato a tornare la locomotiva, come veniva soprannominato in Olanda, anche per un debito di riconoscenza con il club, che lo aveva aiutato a fondo nella cure del piccolo Kylian, il figlio che nel 2020 ha vinto la sua battaglia per un problema renale. "Grazie Roma per l’aiuto", disse Astrid, la moglie di Rick, proprio in un’intervista alla Gazzetta.

Gli atteggiamenti, però, quelli sono stati sempre un po’ così, tipici di chi si sente autorizzato ad essere quasi strafottente, solo in quanto calciatore. Mourinho a volte ci è passato anche sopra, visto che ne aveva un bisogno disperato, considerando – anche qui – il valore delle alternative. Ma in questa stagione Rick ne ha combinate un po’ di tutti i colori. Prima l’errore di Udine, poi il testa a testa con l’arbitro Irrati alla fine di Roma-Napoli (con tanto di spinta e la grazia del giudice sportivo) e infine la fuga negli spogliatoi subito dopo il derby, con la gente giallorossa lì a soffrire e lui negli spogliatoi.