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La Gazzetta dello Sport

Mou con l’attacco a 3 crea poche occasioni: va meglio col 4-2-3-1

Mou con l’attacco a 3 crea poche occasioni: va meglio col 4-2-3-1 - immagine 1
Con il sistema con il quale ha vinto la Conference League lo Special One quest’anno ancora non è mai riuscito a rendere davvero pericolosa la Roma

Redazione

E allora adesso il dilemma è reale: meglio con la difesa a tre o con quella a quattro? Nelle due amichevoli in Giappone la Roma ha giocato per tre tempi su quattro con il 3-5-2, non riuscendo a segnare neanche un gol, ma soprattutto costruendo poco o niente, scrive Andrea Pugliese su La Gazzetta dello Sport. Ieri, invece, nella ripresa si è rimessa 4-2-3-1, con gli ingressi di Shomurodov (che è andato a fare la punta al posto di Abraham), Zaniolo e Volpato (che sono andati invece a giostrare da trequartisti al fianco di El Shaarawy). E in 45 minuti sono così arrivati tre gol ed almeno altrettanti divorati dagli attaccanti giallorossi, oltre ad una serie di occasioni importanti. Certo, lo Yokohama aveva cambiato tante pedine, era una squadra diversa rispetto a quella iniziale. Ma la differenza è sembrata netta ed evidente.

Ed allora c’è da capire, perché Mourinho con la difesa a tre ha vinto la Conference League, ma quest’anno ancora non è mai riuscito a rendere davvero pericolosa la Roma. Con il 3-4-2-1 iniziale e Dybala in campo, era un’altra musica, anche se poi la squadra alla lunga faticava soprattutto in mezzo, dove i due mediani sono sempre stati sottoposti ad un surplus di lavoro per tenere gli equilibri. Ecco perché in queste due partite contro Nagoya e Yokohama l’allenatore portoghese ha deciso di mettere un uomo in più in mezzo, giocando con un centrocampo a tre ed il 3-5-2 come modulo: Bove-Matic-Tahirovic contro il Nagoya, stesso terzetto (ma con Camara al posto di Bove) con lo Yokohama. Il risultato, però, è stato quello che le punte erano un po’ abbandonate a se stesse e tra centrocampo e attacco spesso non c’era collante.