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La Gazzetta dello Sport

Gol, invenzioni e spettacolo: Roma-Napoli per Spalletti è il derby del suo cuore

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In giallorosso in due epoche: la prima con i trofei vinti, la seconda con il braccio di ferro tra lui e Totti

Redazione

Ci sono storie che hanno stessi protagonisti, ma narrazioni non necessariamente parallele. Quelle che accostano Luciano Spalletti alla Roma e ora al Napoli, in fondo, vedono in comune un uomo dall’aspetto assai simile – perché il tempo sembra quasi scivolargli addosso – che nel corso di 17 anni prova a raccontare una idea di calcio attraente e vincente, scrivono Massimo Cecchini e Maurizio Nicita su.

Alla Roma arriva dopo aver portato in Champions League non il Barcellona, ma l’Udinese. Eppure, pur venendo da una stagione assai deludente, parte della tifoseria è affascinata dal possibile ritorno di un genio della panchina come Zdenek Zeman. L’inizio in sordina dal punto di vista dei risultati, però, non mette in ombra la sua personalità forte. Per informazioni chiedere ad Antonio Cassano, che viene messo in riga dopo un litigio dovuto al volume della musica in palestra. È il destino, però, a baciare la sua testa lucida da intenditore di calcio quando, il 18 dicembre 2005, causa emergenza in attacco inventa Totti centravanti unico, punto di riferimento per l’inserimento dei compagni, cambiando la propria carriera e quella del capitano della Roma. La storia è nota. Francesco diventa non solo il miglior goleador della storia giallorossa, ma anche il secondo dell’intera epopea della Serie A dietro a Silvio Piola. Lo scoperchiamento del pentolone maleodorante di Calciopoli contribuisce a proiettare la squadra nell’empireo, arrivando a vincere due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana e fermandosi, nel 2008, a un passo da uno scudetto che pure i giallorossi forse meriterebbero, se l’Inter di Roberto Mancini non riuscisse a dare fondo a tutta la propria forza.

Il ritorno è pioggia sul pineto. Dopo l’esonero di Rudi Garcia, il d.s. Sabatini punta sul ritorno di Spalletti, stavolta acclamatissimo dai tifosi. La sua missione è una rimonta che consenta l’accesso in Champions. L’allenatore vi riesce con una naturalezza straordinaria, figlia a volte anche di una intelligente difesa "a tre e mezzo" e l’idea di Nainggolan nel ruolo che rea di Perrotta, che s’incaglia solo in quello che diventa il nodo dolente di tutto il periodo: la gestione di Totti, capitano al tramonto. Saranno 18 mesi di braccio di ferro silente o esplicito. Lo scontro fra ex amici mette in ombra anche gli 87 punti conquistati da Spalletti nella stagione che fa per intero. In altri anni sarebbe scudetto, invece bastano per il secondo posto che vale la Champions.