La faccia compiaciuta di Bobo Vieri, intercettata dalle tv, dopo il sinistro vincente di Dybala a San Siro, era più o meno la faccia di tutti i tifosi interisti. Non ce n’è uno che non abbia pensato a quel che poteva essere e non è stato. Di più: quel che lo stesso argentino pensava sarebbe stato. L’Inter aveva fatto tutti i passi necessari. Tanto per aggiungere ancora un particolare a una storia in larga parte nota: il club nerazzurro aveva anche approfondito la questione infortuni a proposito della Joya, peraltro ricevendo risposte rassicuranti in merito. Perché Paulo oggi non gioca nell’Inter? Semplice, riporta Davide Stoppini su La Gazzetta dello Sport, perché non tutti i pianeti nerazzurri si sono allineati. E perché per portare a termine un affare simile, la convinzione deve essere totale da parte di tutte le componenti.
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C’era pure il sì di Zhang per Dybala all’Inter, ma Inzaghi votò Correa
Nell’Inter così non è stato. Non lo è stato a più riprese, almeno due. La prima, nel mese di giugno: quando si è aperta concretamente la possibilità di portare a Milano Lukaku, lo staff tecnico non ha avuto dubbi, mettendo l’arrivo del belga in prima fila rispetto a qualsiasi altra scelta, Dybala compreso. Legittimo, certo, perché in fondo l’arrivo di Romelu avrebbe automaticamente riportato indietro le lancette a 12 mesi prima, allo scudetto ancora sul petto. Ma la storia non si è chiusa lì. È il 5 luglio, giorno della conferenza stampa di presentazione della stagione nella sede del club. Marotta quel giorno fa capire, ammiccando, che su Dybala l’Inter c’è ancora, c’è eccome. Il tentativo era ancora in corso. Perché a volere Paulo in nerazzurro non era mica solo l’amministratore delegato. Pure il presidente Steven Zhang era favorevole, da ammiratore della Joya, a proposito del quale aveva anche chiacchierato (a più riprese) anche con l’amico Andrea Agnelli. Ovviamente, il via libera di Zhang a quel punto era condizionato all’addio di un attaccante in rosa. E la cessione individuata era quella di Correa. È a quel punto che da Inzaghi è arrivato un freno. Perché l’allenatore ha difeso con forza l’acquisto del Tucu dell’anno prima, l’investimento da 31 milioni di euro. In soldoni: l’allenatore non ha mai spinto per Dybala dichiarandosi convinto della scelta Correa, fiducioso sulla possibilità che l’ex laziale potesse velocemente mostrare le sue qualità.
La società, quindi, si è fermata. Non ha trovato una soluzione in uscita per Correa e ha mollato definitivamente la presa su Dybala. I rimpianti, dunque, sono legittimi, ma vanno anche circostanziati. E magari, a margine, è giusto anche raccontare un altro retroscena. Quando ormai Paulo aveva preso la strada di Roma, da Marotta partì un’ultima telefonata, diretta proprio al giocatore. Più che un estremo tentativo, voleva essere la presa di coscienza definitiva sulla destinazione. Un po’ come due persone che si cercano a lungo ma non si trovano. E alla fine si salutano, senza rancore. La storia, sabato scorso, ha raccontato un’altra pagina del romanzo. A ben guardare, che San Siro sarebbe diventato lo stadio di Paulo in qualche modo era scritto in cielo. Non era però il finale che immaginava l’Inter. Quasi tutta l’Inter.
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