Sei secondi che spiegano sei mesi. Quelli che si è voluto prendere Mourinho in conferenza stampa quando gli è stato chiesto dove fosse finita la Roma dello scorso anno, scrive Marco Juric su Il Tempo. Quella senza la stella polare Dybala, quella bella e vincente di Tirana. Silenzio assordante di chi sa e non vuole dire.
Il Tempo
Mourinho: “Fragilità emotiva, facciamo autocritica”
Almeno non chiaramente, perché i riferimenti alla poca personalità della rosa iniziano a diventare molti: “È arrivato il momento per alcuni di fare una riflessione, di fare autocritica. ll problema non è sbagliare ma quando puoi dare più di quello che dai e invece non lo dai. Parlo di questa fragilità mentale, emozionale, psicologica, che a volte è una fragilità intrinseca, altre volte perché il calcio non è la cosa fondamentale nella tua vita”.
Un Mourinho costretto a fare lo psicologo, pur scansando con sdegno questa sua funzione motivazionale. Prima analizzando il rigore: “Non doveva tirarlo Belotti, ma almeno ha avuto il coraggio di farlo". Poi riferendosi ad Abraham: “Credo che quando sei un giocatore professionista non serva una fonte esterna a te stesso per darti fiducia. Nessuno psicologo, nessun allenatore fa cambiare la mentalità di un giocatore. Sei un uomo, sei tu che devi trovarla. Dando tutto ogni giorno, in ogni allenamento e in ogni partita. Non credo servano motivazioni per prendere lo stipendio a fine mese".
E' sintetica e semplice l’analisi della gara: “Oggi ci sono due partite: una fino al 70′ e una dopo. In venti minuti abbiamo creato più di quello che abbiamo fatto nelle ultime quattro o cinque partite. E il perché è facile, quando un giocatore come Dybala non gioca è tutto molto diverso per noi".
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