Lo aveva anticipato, per certi versi quasi minacciato al suo ritorno a Roma dopo le vacanze, «non parlo, ci vediamo il 13 agosto». Detto, fatto. José Mourinho, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero, si è chiuso a riccio, è riuscito ad essere protagonista. Le sue decisive telefonate ai calciatori che poi hanno scelto Roma e un indirizzo preciso dato al mercato per far crescere subito la sua squadra, anticipando i tempi per accorciare il progetto-vittorie che i Friedkin gli hanno affidato poco più di un anno fa.
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Mou è gia carico: il meglio arriva al secondo anno
Domani si entra nel vivo di Salernitana-Roma, e tutto è volato in un attimo. Qualche campione è arrivato, qualche tassello manca ancora, ma la gente ha accompagnato ogni giorno di trattative con il solito entustasmo, che si è trasformato in sold out per Salerno (all'Arechi settore ospiti pieno) e sold out con la Cremonese, prima in casa il 22 agosto.
Il momento di riascoltare il tecnico ormai è arrivato dopo un lungo silenzio di pensieri e lavoro: racconterà la sua nuova Roma, ben diversa da quella dello scorso anno, che ambiva al massimo a un posto in Champions. Chiarirà i nuovi obiettivi, le ambizioni, e cosa ancora manca per essere pertetti, il tutto con la solita sincerità, sempre a muso duro. Lo Special si prepara a una stagione che dirà tanto di lui e della Roma, sulla carta finalmente all'altezza di poter competere con le big, visto il mercato che fin qui ha portato avanti, nel segno dello Special. L'organico è molto buono, manca qualche dettaglio e Mourinho è ben attento che tutto si incastri alla perfezione, ma ci siamo. Via al Mourinho atto secondo. E di solito per lui, questo, è sempre l'anno d'oro, dagli inizi con il Porto ad oggi che allena la Roma. Di solito lui arriva, si sistema qualcosa e nella stagione successiva si diverte, raccoglie successi in fila e oggi è arrivato a 26 titoli.
Il trend è cominciato proprio ai tempi del Porto, protagonista con il Mou atto secondo: una Primeira Liga portoghese con il punteggio record di 86 punti, la Coppa di Portogallo per il double e il trionfo in Coppa Uefa in finale contro il Celtic. La Champions arrivò l'anno successivo, per poi dire basta e andare a vivere l'avventura al Chelsea. Anche a Londra, vince subito, e nel bis porta a casa due tituli: Supercoppa d'Inghilterra e la Premier League. A Milano, sponda Inter, non si fa mancare niente. Quella era davvero una super squadra. Mou vince al primo colpo, ma al secondo arriva il trionfo storico: il triplete. Coppa Italia contro la Roma, campionato e Champions League contro il Bayer Monaco.
Per poi scappare al Real, dove finalmente e guarda caso alla seconda stagione riporta la vittoria del campionato alla Casa Blanca, sconfiggendo il grande Barcellona con il punteggio record di 100 punti e ben 121 reti realizzate. Missione conclusa a Madrid, Mou torna sul luogo del delitto: il Chelsea. E sempre al secondo anno trionfa nuovamente in campionato e conquista la Coppa di Lega. Poi il Manchester United, ma qui diventa unico per altri motivi, al di là di primo o secondo anno: lo Special torna a far vincere i Red Devils dopo i fasti di Sir Alex Ferguson: Coppa di Lega in finale contro il Southampton ed Europa League contro l'Ajax. Al Tottenham, zero titoli (unica squadra con cui non ha vinto, non gli hanno dato tempo) e alla Roma subito uno, la Conference League alzata al cielo di Tirana lo scorso 25 maggio. Per tanti un antipasto, siamo all'atto secondo. Ora tocca a lui, come sempre.
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