Per adesso nemmeno l’appello della «suegra», che poi suocera non è perché Dybala non è sposato con Oriana Sabatini, ha avuto l’effetto sperato: «Paulo sta bene, si sente pronto, spero che presto tocchi a lui. Mi auguro che Scaloni lo faccia giocare», le parole di Catherine Fulop che in Argentina tra telenovelas, social e programmi tv, non è certo una sconosciuta. Ruolo che a sorpresa a 29 anni sta scoprendola Joya, osannato a Roma e in Italia, un signor qualunque nella Seleccion. «Nessun problema fisico, soltanto una scelta tecnica», la spiegazione di Scaloni. Che tuttavia, riporta Il Messaggero, convince fino ad un certo punto. Perché se è vero che il ct vede Paulo come vice Messi e il fuoriclasse argentino non si discute, non riuscire a impiegare Dybala nemmeno per un minuto in 4 partite, quando contro la Polonia (2-0 al 67) l'Argentina fa due cambi al 79' e con l'Arabia Saudita sfrutta soltanto 4 sostituzioni e non 5 in una gara da recuperare (e poi persa), qualcosa non torna. A tal punto che quegli spifferi che non vorrebbero Paulo far parte del cerchio magico della Pulce, hanno ricominciato a trovare spazio anche se ieri, a zittire le voci, ci ha pensato proprio Dybala con un post su Instagram: «Continuiamo con il sorriso», allegando una foto con il fenomeno del Psg e Paredes.
Il Messaggero
Dybala e compagni, com’è triste il Qatar
Spazio che s'è ritagliato nel match decisivo contro la Croazia Lukaku. Accolto come il salvatore della patria belga, è finita invece con quattro errori sotto porta del centravanti dell'Inter. Ma il flop di quelli che nella nostra Serie A vengono definiti con una facilità irrisoria campioni o fuoriclasse, è esteso a tanti altri e dovrebbe aprire una riflessione sul reale valore del nostro campionato e di chi lo frequenta. Perché anche ‘stelle’ come Vlahovic e Milinkovic-Savic - il primo pagato soltanto dieci mesi fa 70 milioni più 11,6 milioni alla voce “contributo di solidarietà e oneri accessori” più altri 10 milioni in bonus, e il secondo che viene valutato a Formello 100 milioni - nella kermesse che pesa il reale valore di un calciatore, hanno fallito miseramente. E fa sorridere il gesto del centravanti bianconero dopo il gol alla Svizzera, poi divenuto inutile, a zittire critiche che invece mai come oggi meritano spazio.
I big del nostro torneo in Qatar infatti stanno facendo la figura delle comparse, al netto di Szczesny che comunque ieri ha preso tre gol da Mbappé e compagni e se ne torna a casa con gli altri ‘italiani’ Zalewski, Zielinki, Milik, Kiwior, Bereszynski, Glick, Piatek, Skorupski e Zurkowski. E se Lautaro Martinez, Paredes e Di Maria, assenti dalla formazione titolare negli ottavi contro l’Australia, hanno ancora tempo per lasciare il segno nella competizione - come ha finalmente fatto Dumfries con l'Olanda contro gli Usa e Rabiot nella fase a gironi la malinconia che assale lo spettatore italico è quanto mai giustificata. Tra Brozovic, Onana (rispedito in anticipo a casa per dissidi con il ct del Camerun), Bremer, Leaò, Rui Patricio, Anguissa, Kim, Lozano e Kostic, ce ne fosse uno che ha lasciato il segno. Senza dimenticare la spedizione azzurra che per evitare paragoni scomodi ha deciso di farsi eliminare in anticipo dalla Macedonia del Nord. Per riconsolarsi, bisogna quindi fare affidamento sul vecchietto Giroud che a 36 anni suonati ha sfruttato come meglio non poteva il ko del pallone d’oro Benzema. Un caso, altrimenti anche lui lo avremmo visto mugugnare in panchina, guardando gli altri giocare e lasciare il segno. Tanto vale allora, aspettando di conoscere chi alzerà la coppa in Qatar, attendere gennaio, quando oltre a ripartire la serie A, tornerà il mercato con le sue valutazioni folli per calciatori che magari hanno segnato un gol in 20 partite. Curiosità: ma uno come il 23enne Gapko, 3 reti ai mondiali, per il quale ora ci sarà la fila a dire «Eh, ma io lo conoscevo dai tempi in cui giocava nelle giovanili del Psv», quanto vale allora?
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