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Nuovo Totti? No, grande Zaniolo

Il ritratto di Tuttosport a cura di Vittorio Feltri: "Si fa a gara nel trovare le somiglianze del giovane Nicolò: non con lo storico capitano. Tecnicamente sono diversi, ma lui sembra imitarlo nelle posture"

Redazione

Nicolò Zaniolo, per quanto sia una gioia vederlo giocare, un po’ di paura me la fa, scrive Vittorio Feltri su Tuttosport. Sembra uno di quei mostri di cui nessuno sapeva niente, crescono di colpo, poi escono dal mare e distruggono le città. Lo scorso anno tutti si son chiesti ma questo da dove viene, anche perché invece della trafila del piccolo campione, Zaniolo, diventato grande all’improvviso. Ed era la Champions. Senza un minuto in serie A. Titolare contro il Real Madrid al Santiago Bernabeu. Sconfitta a parte, davanti a Modric e a Bale non era sembrato che il ragazzo fosse sceso per errore sul campo con un paracadute mal guidato. Anzi, a un certo punto lo ha puntato, Bale, lo ha saltato e ha chiesto l’uno-due a Dzeko.

E infatti, una settimana dopo, Di Francesco lo ha messo in campo contro il Frosinone al posto di Pastore, a metà secondo tempo, e al novantesimo i quattro gol questa volta erano per la Roma. Vi sembra il modo di cominciare una carriera, due partite opposte in tutto, con sette gol, l’Europa dei campioni in carica e la Ciociaria? Ma Zaniolo è una falciatrice, si mangia l’erba che ha davanti, che sia più o meno verde non gli fa differenza. Se pensate che, secondo uno studio di pochi anni fa prodotto da Calcio&Finanza, solo il 12 per cento dei ragazzi che si battono nella categoria Primavera arriva a giocare un minuto da professioni sta, vedere la facilità con cui a Zaniolo riesce tutto, anche convincere al volo gli allenatori, mi lascia di sasso. Forse è il miglior talento italiano di respiro internazionale degli ultimi vent’anni, di sicuro uno che farà benissimo ovunque vada.

Sono abbastanza d’accordo con chi lo paragona a Pogba, non è un’esagerazione: piedi buoni e forza fisica, prevale nei contrasti. Anche il miglior Kakà ha brillato per queste caratteristiche, ma le esprimeva in modo, come dire, più “dolce”, e per questo Zaniolo mi sembra più moderno. Altri lo paragonano a Gerrard e a Lampard. Fabio Capello ha detto di vedere in Zaniolo un nuovo Savicevic, “avanti a destra”, dopo averlo criticato in tivù per immaturità, scatenando più la reazione della procace e molto social mamma piuttosto che quella di Nicolò, il quale ha saggiamente risposto con parole di rispetto filiale (anzi, “nipotale”) per il vecchio maestro. Gigi Di Biagio forse è quello che si è avvicinato di più, quando ha sentenziato che Zaniolo è il prototipo del giocatore moderno, dunque non somiglia a nessuno, se non forse a un calciatore tedesco, cioè con molte caratteristiche diverse espresse bene, due o tre ruoli insieme.

Trovo interessante che così tanta gente si accapigli per dare a Zaniolo una paternità calcistica, è segno che il suo talento è già inafferrabile non solo per i disgraziati che gli devono correre dietro, ma anche per quelli che lo inseguono per vergare giudizi con la penna sulla carta. In effetti il giovane non è facile da definire, è molto più agevole metterlo in campo e fargli fare quel che serve. In maniera stupefacente l’ultima statistica che ho visto, infatti, ha contato non i dribbling nel cortile di casa, cioè in campionato, ma nelle partite delle coppe europee giocate nell’anno in corso: Zaniolo è secondo in classifica per dribbling messi a segno, 17, e il primo con 28 è Lionel Messi. Ovviamente hanno chiesto a Zaniolo che cosa pensasse della statistica di cui dicevo, e lui ha risposto "Ho visto i dati su Instagram, mi son fatto una risata e mi son detto, devo continuare così, stare sotto il nome di Messi è emozionante". A proposito di somiglianze, più di qualcuno ha notato, nelle fotografie e nel modo di stare in campo, che per alcune posture Zaniolo somiglia parecchio a Francesco Totti. Qualche similitudine di troppo c’è, ed è un filo inquietante, perché è quasi impossibile che questi “doppiaggi” siano frutto di uno studio per ingraziarsi il pubblico giallorosso affamato di nuovi idoli. Tecnicamente i due non hanno molto in comune, il genio diTotti è lontano ancora qualche anno luce dal talento del giovane Nicolò, ma è vero anche che tendiamo a ricordare il Totti di fine carriera, poeta dei due tocchi, mentre a vent’anni la bandiera giallorossa correva più di tutti nella trequarti che occupava, sembrava già un giocatore della generazione successiva.

Il suo valore, da quattro milioni e mezzo del riscatto dall’Inter agli almeno 45 di oggi: anche in questo Zaniolo ha qualcosa di alieno, quasi disturbante. Ha il fisico di un difensore, i piedi di un numero dieci, la visione di gioco di uno cinque anni più avanti. Il Manchester United, secondo un manipolo di informati, avrebbe già fatto comparire dal borsellino aperto l’angolo di un assegno da 60 milioni. Credo che finirà lì, o in un’altra squadra di primo piano. È il destino dei campioni moderni, difficilmente si affezionano ai colori, quasi mai diventano bandiere, e poi così giovani non possono non seguire la tendenza del momento, che cosa vuoi raccontare a uno di vent’anni sul valore di appartenere alla storia anche se guadagnando (molto) di meno? Nicolò ha allora trovato casa alla Virtus Entella, dove ha esordito in serie B a 17 anni, nel 2017, ed è stato prelevato dall’Inter a fine stagione per due milioni, dove ha giocato nella Primavera, vincendo il campionato e segnando 13 gol. L’anno seguente è alla Roma, il resto è storia di oggi. Anzi, no, di domani e di dopodomani. Godiamocelo finché non se lo portano via.