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“Già a maggio trattavo Dzeko”. La ‘confessione’ di Petrachi a Roma dà ragione a Cairo

LaPresse

Ammette di aver lavorato per il club giallorosso quando ancora era sotto contratto col Torino: il presidente granata gongola. Il caso Nkoulou e non solo: quanti veleni

Redazione

Ha deciso di non farsi mancare proprio niente, Gianluca Petrachi. Nemmeno la confessione. Di aver lavorato da ds per la Roma quando ancora lo era - almeno contrattualmente - del Torino. Confessione un po’ anomala, va da sé, come anomalo è lui nella gestione dei compiti mediatici, delle urgenze dialettiche e degli affari diplomatici, scrive TuttoSport. Non gli piace parlare, è a disagio sui palcoscenici. Senonché, a Roma, dove la definizione di direttore sportivo comporta precise deleghe anche di rappresentanza, la ritrosia che sempre lo ha contraddistinto alla corte di Cairo, Petrachi non se la può permettere.

E così ieri l’altro, a margine della presentazione di Mkhitaryan, il dirigente pugliese a una domanda su Dzeko se n’è uscito trullo trullo. "Quando io la prima volta a maggio ho incontrato l’Inter ho posto il mio prezzo per Edin, poi quel prezzo non è mai arrivato dall’Inter". Così, lettera più virgola meno, hanno riportato tutti i quotidiani e i siti d’informazione sportiva. Difficile che decine di giornalisti si siano inventati contemporaneamente una dichiarazione tanto precisa; ancor più difficile dunque che Petrachi o la Roma stessa - magari con un comunicato - possano smentire un autogol del genere, come invece avevano tentato di fare per rattoppare la vicenda Nkoulou.

Se Petrachi rivela una trattativa diretta con Marotta a fine maggio per Dzeko, si fatica a credere che già in precedenza non vi fosse stato qualche abboccamento. Ricordiamo che lo scorso campionato si è concluso il 26 maggio; che il contratto del ds è scaduto a fine giugno; che, prima, Petrachi s’era perfino fatto fotografare a Fiumicino di rientro da Madrid dove con l’ad giallorosso Fienga aveva incontrato il futuro allenatore Fonseca; che fin da aprile Cairo aveva espresso il proprio stupore e disappunto per gli insistenti rumors che proiettavano il suo ex braccio destro in orbita Roma; che lo stesso Petrachi aveva proclamato la propria illibatezza operativa con una dichiarazione addirittura all’Ansa, corroborata da un’intervista a Sky (non si fida di chi riporta le sue parole, lui; dice che lo travisano) altrettanto, alla prova del tempo, autolesionistica: "Chi dice che ho già iniziato a lavorare per la Roma non dice la verità, non c’è stato alcun incontro", dichiarò a tutto schermo, sotto la coppola. Ora, al netto dello stile diciamo ruvido e di certi mezzi avvertimenti che non dicono ma lasciano intendere, è chiaro che la tafazziana uscita di Petrachi potrà avere ulteriori conseguenze. La prima s’è registrata ieri, quando da Milano segnalavano un Cairo gongolante manco il Toro avesse vinto un derby. Repliche, no grazie. Champagne? Sì, certo. Cameriere! Grazie.