Si pronuncia Holebas, si scrive Cholevas e nelle vene coperte dai tanti tatuaggi gli scorre sangue tedesco, greco ed uruguaiano. Da una settimana Trigoria si è arricchita di un personaggio che di certo non passa inosservato. «Chiamatemi Josè», ha detto serio in inglese (parla anche tedesco mentre mastica poco greco) a fine conferenza l’ex-terzino dell’Olympiacos dopo l’ennesima domanda su come si pronunciasse il suo cognome.
rassegna stampa roma
Holebas: “Chiamatemi solo Josè”
Alla Roma ritrova i due compagni di nazionale (ed ex nell’Olympiacos) Manolas e Torosidis "Con loro ho un bel feeling, di sicuro servirà"
Prima però Josè, sguardo da duro e fisico asciutto, ha raccontato la sua storia: «Sono cresciuto in Germania. A 18 anni ho smesso di giocare perché avevo questioni familiari più urgenti. Dovevo dedicarmi a mia figlia che era nata da poco ». Scarpini al chiodo quindi e sotto col lavoro nel reparto stoccaggio di un magazzino della provincia bavarese mentre mamma Diana era a casa con la piccola. Per due anni Holebas (o Cholevas, come si legge sulle spalle della maglia numero 25) ha pensato solo a portare il pane a casa prima di riprendere gli scarpini e riprovarci dal basso, dai dilettanti del Viktoria Khal. «Ho iniziato come attaccante, ma gioco dove vorrà Garcia. Anche difensore centrale», ha aggiunto Josè notato nel 2004 dal Monaco 1860 dove ha giocato 4 stagioni prima di approdare al Pireo.
Alla Roma ritrova i due compagni di nazionale (ed ex nell’Olympiacos) Manolas e Torosidis. «Con loro ho un bel feeling, di sicuro servirà. Avevo altre offerte dopo il mondiale ma ho scelto la Roma perché è un top club. Ho cominciato la mia carriera professionistica tardi (a 22 anni, ndr) quindi oggi a 30 ho ancora tanta fame. Tutti vogliamo vincere lo scudetto. Ho visto una buona squadra e se ti alleni e credi in te puoi raggiungere il risultato». Crede nella squadra quindi anche se sul petto ha tatuato «Trust Nobody» (non credo a nessuno) mentre sulla schiena ha un disegno enorme: il suo nome sopra a un uomo davanti a un sentiero con ai lati un angelo e un demone. Per ora quella strada ha portato a Roma.
© RIPRODUZIONE RISERVATA