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Roma, la vittoria non c’è più: il decalogo della crisi

La Roma 2013/’14 era una ‘corazzata’ consapevole dei propri mezzi, della propria forza e dei propri obiettivi. Quella di oggi, invece, è una squadra impaurita, timorosa, in cui la manovra corale ha lasciato spazio alle azioni individuali

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Quattro pareggi consecutivi in campionato, la Juventus distante sette punti, senza più Champions League e Coppa Italia. La Roma – che da dicembre ha vinto solamente due partite in dieci gare – fatica a ritrovare se stessa, vittima delle sue paure e troppo concentrata a pensare ad assenze e sfortuna. Dalla condizione fisica, a quella mentale; dalle difficoltà di Rudi Garcia, a quelle della dirigenza. La crisi della Roma, sintetizzata in dieci punti.

1. CONDIZIONE FISICA DEFICITARIA - La Roma corre poco, dura solamente un tempo. Contro la Fiorentina - a differenza di quanto accaduto in campionato contro Lazio, Palermo, Empoli e Fiorentina in cui i giallorossi erano riusciti a rimediare allo svantaggio nel secondo tempo – Totti e compagni sono stati in grado di reggere l’urto solo per i primi 45 minuti. Non è un mistero lo scarso rapporto che intercorre tra alcuni preparatori atletici – Rongoni su tutti – e i giocatori, ma anche con i medici. Tanta forza, tanta palestra: ma ora la squadra non corre più.

2. LE ASSENZE – Senza Gervinho, unico terminale offensivo in grado di sostenere il reparto di attacco nei momenti di difficoltà con la sua capacità di dare profondità, la Roma è riuscita ad ottenere i tre punti solamente nella trasferta contro l’Udinese del 6 gennaio. Un’assenza calcolabile e prevedibile: noto era, infatti, l’impegno dell’ivoriano in Coppa d’Africa. Poco spiegabili, invece, le scelte strategiche che non hanno calcolato la necessità di sopperire alla sua mancanza. Sintomatico l’utilizzo del giovane Verde nei momenti chiave delle ultime sfide.

3. GLI INFORTUNI - Non era certamente immaginabile l’assenza di Leandro Castan per tutta la stagione, fuori gioco a causa del cavernoma che gli permetterà di tornare sui campi solamente in primavera inoltrata. Il nuovo intevento al ginocchio per Strootman, i 20 infortuni muscolari – particolari quelli di Iturbe e le ricadute di De Rossi – hanno privato il tecnico della facoltà di alternare i giocatori a disposizione. Anche considerato il doppio impegno (campionato e Champions) della prima parte di stagione. Ultimo, quello di Ibarbo, che si è fatto male al polpaccio: “Una piccola contrattura, diciamo così – sminuisce l’ex Cagliari, reduce da un altro infortunio muscolare che lo aveva tenuto lontano dai campi negli ultimi 50 giorni – Dobbiamo aspettare quello che dicono i medici ma non credo sia grave”. Il colombiano, presentato a Trigoria dal Ceo giallorosso Italo Zanzi, si recherà a Barcellona per un nuovo consulto.

4. MANCANZA DI CONTINUITA’ E DIFESA INCERTA - Proprio l’affollata infermeria di Trigoria non ha permesso a Garcia di poter disegnare uno schema di titolari fissi o quasi, come avvenuto nella passata stagione. Mai la Roma è scesa in campo due volte di seguito con la stessa formazione. In difesa, poi, le prestazioni insufficienti di Astori, sommate agli infortuni e alle squalifiche di Manolas e Yanga-Mbiwa, non hanno agevolato la formazione di una vera e propria coppia di centrali. La solidità di Benatia-Castan – miglior difesa del campionato fino a 3 giornate dalla fine – sembra ormai appartenere ad un’epoca remota.

5. GARCIA - L’anno scorso fu il condottiero della nouvelle vague romanista, con le sue battute ad effetto e le lucide intuizioni sul campo. Oggi il tecnico francese sembra il perfetto interprete crepuscolare di una squadra in estrema difficoltà: poca disponibilità all’ammissione degli errori – dalla scelta del preparatore atletico, all’organizzazione tattica sul campo – cronica l’incapacità di invertire la rotta nei momenti di difficoltà.

6. NERVOSISMO DIRIGENZIALE - Le sceneggiate in zona mista, le discussioni – più o meno animate – con i presidenti avversari, i proclami frettolosi e nessuna presa di responsabilità nei confronti della delicata situazione, non sono solamente termometro della crisi sul campo, quanto di un certo nervosismo che pervade anche le scrivanie della dirigenza. A partire dai manager Baldissoni e Sabatini. Che comunque continua a esprimere piena fiducia nelle possibilità della squadra: “La Champions League è l’obiettivo minimo da non perdere, anche se dovremo stare molto attenti al Napoli. Difendere il nostro secondo posto sarebbe il presupposto per attaccare il primo, al quale crediamo ancora”.

7. L’APPROCCIO MENTALE e il 7-1 COL BAYERN - La Roma 2013/’14 era una ‘corazzata’ consapevole dei propri mezzi, della propria forza e dei propri obiettivi. Quella di oggi, invece, è una squadra impaurita, timorosa, in cui la manovra corale ha lasciato spazio alle azioni individuali (vedi i tiri da fuori area di Nainggolan). “Restare sempre sotto e rimontare non è semplice”, ha spiegato il belga al termine del match con la Fiorentina. Tutto è cambiato dal 21 ottobre, quando i 7 gol rifilati dal Bayern ai giallorossi hanno minato la solidità dello spogliatoio che ha poi dovuto accettare la chiamata alla resa del proprio allenatore, nella sfida di ritorno.

8. MERCATO TARDIVO - Proprio in vista delle partenze di Keita e Gervinho per la Coppa d’Africa, e i tanti infortuni capitati durante questa prima parte di stagione, ha lasciato sorpresi la scelta della dirigenza di operare sul mercato con così poco tempismo, rispetto all’avvio della finestra invernale di riparazione. Il mea culpa, unico udibile dalla viva voce dei protagonisti, è arrivato da Walter Sabatini che ha denunciato gli interventi “un pochino tardivi”. Fa riflettere, poi, che Ibarbo – arrivato nella capitale solamente nella giornata di martedì – dopo un mese e mezzo di assenza dai campi – sia stato il più brillante dei suoi nella disfatta dell’Olimpico.

9. DIPENDENZA DA TOTTI - Unico fulcro offensivo da quando Gervinho è partito per la Guinea Equatoriale. Il ‘salvatore’ nel derby contro la Lazio, quando la Roma era sotto di due reti. La condizione atletica di Francesco Totti, a 38 anni, sembra essere l’unica arma da impugnare, specie nei momenti di difficoltà. Un’aspettativa pretenziosa, per un calciatore che avrebbe bisogno – come molti – di poter tirare il fiato per poter tornare ad esprimersi al meglio. E la Roma dipende ancora da lui.

10. PROCLAMI E ALIBI - E poi c’è quel 17 ottobre, la data ‘X’ che ha segnato la trasformazione delle sorti della stagione. “Sono sicuro, quest’anno vinceremo lo Scudetto”, dichiarò Garcia dopo aver suonato il violino allo Juventus Stadium. Proprio da quel giorno la Roma non è più sembrata in grado di competere per il vertice della classifica. I tifosi lo avvertono e, proprio per questo, hanno dato vita ieri alla prima ‘contestazione’ verso la squadra, sotto la gestione Garcia. Sintomo che, anche l’ambiente, inizia a manifestare i primi segnali di insofferenza.