Bandiere, cori, l’inno con le squadre in campo, i sold out consecutivi, il ricordo delle notti europee, una passione che fatica a trovare paragoni in Europa. Eppure la Roma di José Mourinho, scrive Andrea Di Carlo su La Repubblica, in quello che avrebbe dovuto essere un fortino invalicabile, nella prima parte di stagione si è fatta piccola piccola nel suo Olimpico. Sono i numeri a certificare un rendimento che non permette sogni di gloria, ma induce invece a profonde riflessioni.
La Repubblica
Nervi a pezzi e pochi gol: Mourinho scopre il male oscuro dello Stadio Olimpico
Dieci gare casalinghe, tra campionato e coppa, e la vittoria è arrivata nella metà degli appuntamenti, ma con avversari sulla carta abbordabili o comunque alla portata (Cremonese, Monza, Helsinki, Lecce e Ludogorets). Al contrario, non appena l’asticella del contendente si alzava, i giallorossi sono finiti al tappeto: Atalanta, Betis Siviglia, Napoli e Lazio i quattro pesanti ko incassati. L’ultima sfida è invece terminata in parità con il Torino di Juric.
Se poi giocare in casa dovrebbe darti più forza, la Roma invece sembra andare in tilt dal punto di vista nervoso. Con l’Atalanta espulso Mourinho, con il Betis Zaniolo, con il Napoli espulso Rapetti (preparatore), con la Lazio il vice Foti e con il Torino ancora una volta Mourinho (squalifica di due giornate). La rabbia nel finale di gara, poca efficacia invece nei primi 45 minuti di gioco: solo 4 gol (tra cui la doppietta di Dybala con il Monza) nella prima frazione.
I giocatori sembra si siano adagiati in una sorta di comfort zone, nella quale Mourinho non è affatto abituato a crogiolarsi. I fischi con il Torino sono emblematici: il sostegno rimarrà tale, puro e incondizionato, ma tale amore deve essere rispettato e riconosciuto.
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