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L’urlo di Osimhen. Napoli inarrestabile anche per Mou

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Spalletti ha battuto Mourinho per la prima volta dopo sei tentativi andati a farsi benedire

Redazione

Alla fine il tabù è crollato, scrive Matteo Pinci su La Repubblica. Spalletti ha battuto Mourinho per la prima volta dopo sei tentativi andati a farsi benedire: la prima volta, era il 2008, gli costò la Supercoppa italiana, che la sua Roma perse ai rigori. L’ultima, un anno fa al “Maradona”, fu forse la vera resa in un campionato a velocità alternata. Ora l’allenatore del Napoli si è preso la vittoria più importante del suo campionato. Perché, con il ko dell’Atalanta, segna il primo, vero allungo in classifica: più tre punti sulla seconda, quelli presi nello scontro diretto col Milan secondo a San Siro. Perché sono 11 vittorie di fila (tra campionato e Champions), ocme nel 1986, all’alba del primo scudetto.

E perché la squadra di Spalletti ha dimostrato di saper vincere anche quando non irradia luce abbagliante: aveva segnato 20 gol nelle ultime 5 partite. Ne è servito uno più pesante di tutti quelli messi insieme, per questo 1-0. Contro una Roma che aveva una sola strategia: mettere le ganasce alle macchine da gol del Napoli. Mourinho, dopo aver ripetuto alla nausea che la sua non è una squadra difensiva, ha deciso preventivamente di rinunciare completamente alla possibilità di fare un gol. Nemmeno un tiro in porta, vuol dire l’applicazione sistematica di una strategia precisa, portare l’avversario su un terreno inadatto alle sue gomme. I 9 ammoniti della partita sono la denuncia di una scelta consapevole.

Con l’unica variazione sul tema affidata al lancio per Zaniolo: la sua sfida con Juan Jesus è tutto ciò che ha alimentato timide speranze per nella Roma incapace di segnare da quando non ha più Dybala.