La pazienza dei romani è finita, i sondaggi sono in calo e da qualche settimana Grillo e Casaleggio jr. sono preoccupati. Sta tutto qui il motivo della clamorosa giravolta sullo stadio della Roma, che adesso è diventato «un obiettivo» - Di Maio dixit - laddove era sempre stato definito in altri modi, scrive Malerba su "Il Giornale". «Se vinciamo ritireremo la delibera sulla pubblica utilità» - minacciava la candidata Raggi in campagna elettorale - e in un esposto alla procura datato 3 dicembre 2014 che fu sottoscritto (tra gli altri) dal futuro sindaco, da Frongia, De Vito e Stefàno il Movimento Cinque stelle ci andava giù ancora più duro: la scelta dell'area di Tor di Valle veniva definita «scellerata» e il progetto «un'enorme speculazione immobiliare avente lo scopo fraudolento di assicurare enormi vantaggi economici a società private a discapito dei cittadini».
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Se i grillini si fermano solo davanti ai tifosi del dio calcio
Ora Grillo si sente debole e quindi ha deciso che in questo momento non può mettersi contro i romanisti a Roma: ecco il motivo della giravolta sullo stadio
Cosa è cambiato? Semplice: che ora Grillo si sente debole e quindi ha deciso che in questo momento non può mettersi contro i romanisti a Roma. Dire «no» alle Olimpiadi era stato molto più semplice, lì non si andava a toccare la passione dei tifosi. L'alternativa non è tra fare o non fare lo stadio. L'hashtag #famostostadio è uno slogan che ha riscosso consensi anche non giallorossi e anche fuori da Roma, ma elude furbescamente il cuore della questione, ossia il come farlo, prosegue Malerba. Non si tratta di un aut aut ma di accordarsi su quanti metri cubi di palazzi che non hanno a che fare con l'impianto dovranno essere cancellati dal progetto. E' qui che si gioca la partita ed è qui che i grillini potrebbero calare le braghe, sfruttando i pasticci in cui si è cacciato Berdini.
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