Roma-Lille 0-1 LE PAGELLE: Ferguson solo spuma. Dovbyk da Guinness degli orrori

Gli arriva un solo tiro nello specchio e purtroppo è quello su cui non può fare nulla. Nella ripresa altra musica: due uscite non facili e la manona a frenare la voglia di raddoppio di Giroud e poi quello di Sahraoui. E se è il migliore (della Roma) è ancora lui c’è un problema di fondo. Irrompe a soffocare alcuni silenzi imbarazzanti del centrocampo e quando c’è da andare a strappare palloni non si fa pregare mai. Ha voglia di farsi applaudire e rimpiangere anche dai suoi ex tifosi. Per applicazione uno dei migliori, e si guadagna pure il rigore che entrerà nella storia. Quella sbagliata. Raccoglie dalla sedia la giacca da comandante della difesa, in fondo i gradi ce l’ha. Sul gol di Haraldsson non ha colpe, il resto lo gestisce sempre con qualche patema di troppo per poi spostarsi gradualmente a sinistra dove le responsabilità sono meno pressanti. Ma quei patemi aumentano quando l’islandese mette sul tavolo la freschezza. (55’ Mancini 6: anche lui stasera non sembra al top, ma prova a dare peso davanti) Si divide Giroud insieme ad Hermoso. Il compito è quello di tenere il francese fuori dall’area di rigore. E l’ivoriano sembra quello meglio indicato per farlo. L’ex milanista rimane fermo in fila per quasi un’ora, poi si presenta tutto solo a cospetto di Svilar nell’unica occasione concessa. Il motore si vede che è buono, la benzina non sembra mancare anche se l’assetto gomme che ancora non è a punto. Tuttavia nel primo tempo di sofferenza è tra i pochi a creare un minimo di superiorità e a cercare spesso il fondo. Tutto quello che poi non riesce a fare nella ripresa. Aggancia Perrotta e si prende la fascia da capitano, ma in campo la sua prestazione non è indimenticabile. Nel tentativo di voler sempre verticalizzare si perde appoggi più semplici e mostra di soffrire non poco l’assenza di Koné al suo fianco. Decisamente male. (69’ Koné 6: riposo questo sconosciuto, sfiora il pari nel finale) Qualche buona intenzione e una tecnica di base che non passa inosservata, ma non è trascinante. Al 22’ si fa notare per un tiro dalla distanza che finisce a lato poi fatica a dominare Bouaddi e Bentaleb. La grande occasione arriva al 35’ quando si vede respingere sulla linea un tocco a colpo (quasi) sicuro. Qualche colpa poi pure lui ce l’ha sul gol subito. Errore grave dopo cinque minuti quando cicca un pallone a pochi metri dall’area e permette al Lille di costruire l’azione del vantaggio. Cerca di pagare subito il debito con due spunti offensivi, ma il tasso di interesse è aumentato e riesce solo a coprire parte della somma. Paga col cambio. (1’st Rensch 5,5: la sinistra non è proprio la sua dimensione ideale. Non combina guai almeno) Serpentine, numeri e tanti tocchi palla. A volte troppi, anzi spesso troppi. Finisce per perdere di vista il traguardo, che è quello di arrivare a tirare verso la porta di Ozer. Qualche segnale di maggiore attenzione nella ripresa, ma pure le entra nel Guinness dei tre rigori sbagliati. La preparazione saltata in estate la sta recuperando partita dopo partita in autunno. Cerca di aumentare il tasso tecnico e dal sul piede partono i migliori spunti nei primi minuti, ma anche qualche errore di misura in quelli successivi. L’arbitro belga gli fischia fallo contro anche per uno starnuto, cala nella ripresa. (55’ El Shaarawy 5,5: solita ovazione all’ingresso, manca quella alla fine. Pochi spunti, ma la solita volontà di trovarli) Alla ricerca di un gol lontano quasi un anno, ma fatica a far salire la squadra e quando ha una mezza palla buona dimostra poca concentrazione. Mbemba lo prende in ogni zona del campo vincendo dopo pochi round l’incontro e mettendo in evidenza le difficoltà anche fisiche dell’attaccante. Piccolo brivido per un colpo di testa al 56’, poi nulla. Dello spirito irlandese c’è solo la spuma. (78’ Dovbyk 4: entra nella storia riuscendo a sbagliare due rigori in un colpo solo e deprimendo anche gli assalti finali) Quattro cambi e un avvio discreto rovinato dall’errore di Tsimikas. Il Lille ha la strada in discesa e la Roma fatica a rimettere il rettilineo mostrando troppi errori individuali e un attacco che non riesce a fare la differenza. Quello che accade dal dischetto è roba da film di Lynch, surreale. La sensazione è la stessa degli ultimi anni: la coperta è troppo corta per coprire due-tre competizioni.