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Ceferin: “La Superlega è fuori discussione. Covid? Il calcio è sicuro”

Il presidente dell'Uefa torna sulle condizioni in cui versa il mondo del pallone: "Triste vedere gli stadi vuoti, questo sport appartiene ai tifosi"

Redazione

Torna a parlare della situazione del calcio europeo Aleksander Ceferin. Il presidente dell'Uefa ha rilasciato un'intervista al quotidiano spagnolo Marca, in cui ha spaziato tra i temi più caldi del momento. Lo sloveno fa il punto sull'impatto del Covid-19 sul mondo del calcio, sull'Europeo in programma la prossima estate e sull'ipotesi della Superlega. Solo poche settimane fa aveva espresso la sua opinione sulla creazione di questo campionato elitario, definendolo "Uno dei progetti più noiosi al mondo, un'invenzione italiana".

Di seguito le sue dichiarazioni di oggi:

"Dovevamo testare i giocatori, avere un protocollo, anche se viaggiare è una sfida in queste circostanze. Penso che si andrà avanti e finiremo la stagione. Sebbene non dipenda solo dalla UEFA, ma anche dai governi, ma ad essere onesti, il calcio è probabilmente uno dei settori più sicuri. Dove puoi vedere i lavoratori che vanno a lavorare e fanno un test ogni volta che vanno? All’inizio non sapevamo cosa sarebbe successo e abbiamo detto che se avessimo insistito affinché l’Europeo si giocasse nel 2020, forse non sarebbe accaduto se la situazione fosse peggiorata. Dall’altro punto di vista sarebbe stato molto dannoso per alcuni club e alcuni campionati, non saprei dire quanti sarebbero riusciti a sopravvivere. Ovviamente la decisione è stata quella giusta. Se devo essere onesto, quando sei in uno stadio vuoto non riesco a descrivere la sensazione. È tristezza. Il calcio appartiene ai calciatori e ai tifosi, tutti gli altri dirigenti, arbitri, delegati, la stampa sono una parte secondaria. Senza calciatori non può esserci calcio e senza tifosi il calcio non può essere per sempre. Per me la Superlega è fuori discussione. È il sogno di due o tre amministratori di calcio in Europa, quelli a cui non interessa la solidarietà. Non si preoccupano di nient’altro che di se stessi, danneggerebbero persino i loro club, ma probabilmente non lo sanno ancora. L’idea non è un’idea molto seria. È emerso dal trasferimento dell’ex presidente del Barcellona, ​​ma penso che sia stata più un’idea populista o politica che un’idea seria"