Al 31’ del primo tempo contro il Como, l’Olimpico si è acceso all’improvviso. Rensch ha percorso oltre sessanta metri a tutta velocità per andare a chiudere su Diao, anticipandolo prima dell’infortunio. Un recupero feroce, istintivo, che vale quasi quanto un gol. Dopo l’intervento, l’olandese ha alzato le braccia verso la Tevere, caricando lo stadio e liberando una grinta che racconta molto più di una semplice azione difensiva: racconta mesi di pressione, silenzi e parole pesanti mai dimenticate. Classe 2003, l'olandese ha imparato presto cosa significhi convivere con le aspettative. Quando firmò con la Roma scoppiò in lacrime: di felicità, certo, ma anche per il peso delle critiche che lo avevano accompagnato fino in giallorosso. Su tutte, quelle di van Basten, pronunciate poco prima del suo arrivo: “Giocatore senza qualità, vada pure alla Roma”. Frasi che non si cancellano e che, in quella corsa furiosa contro il Como, sembravano ancora rimbombare nella sua testa. Rensch, però, ha scelto di farne carburante. Superato l’inevitabile periodo di ambientamento, ogni volta che è stato chiamato in causa ha risposto con affidabilità e personalità. Oggi, sotto la guida di Gasperini, sta crescendo sotto ogni aspetto: tecnico, tattico e soprattutto mentale. Dopo le titolarità contro Celtic e Como, ora punta alla terza consecutiva contro la Juventus. Con un obiettivo che torna a farsi concreto: quel sogno Mondiale che, fino a poco tempo fa, sembrava lontanissimo.

news as roma
Van Basten lo criticava, Rensch risponde con Gasperini: ora sogna il Mondiale
Il peso delle etichette e il bisogno di risposte
—Nel calcio, le etichette arrivano sempre prima delle spiegazioni. E spesso restano più a lungo dei fatti. Rensch lo ha imparato presto, forse troppo presto per un ragazzo del 2003. Definito acerbo, sopravvalutato, persino “senza qualità”, l’olandese si è trovato addosso giudizi pesanti ancora prima di poter costruire una vera continuità. Parole che scavano, soprattutto quando arrivano da chi il calcio lo ha segnato, e che rischiano di deformare la percezione di un giocatore più dei suoi errori. Per mesi ha convissuto con quel rumore di fondo, con lo sguardo sempre puntato addosso e la sensazione di dover dimostrare qualcosa a ogni pallone toccato. Un peso che si è tradotto in attese, panchine e occasioni centellinate. Ma invece di inseguire risposte immediate o cercare scorciatoie, ha scelto la strada più difficile: il lavoro silenzioso e la pazienza. Aspettando il momento giusto per replicare non alle critiche, ma al campo. Perché per Rensch le risposte non potevano che arrivare così. Non con le parole, non con i proclami, ma con prestazioni solide, continue, riconoscibili. Ogni intervento pulito, ogni chiusura puntuale, ogni corsa in più è diventata una piccola smentita alle etichette affibbiategli. E oggi, guardando la sua crescita, appare chiaro come quel bisogno di risposte non fosse una rivalsa personale, ma la necessità di riappropriarsi della propria identità di calciatore.
La crescita con Gasperini guarda già al Mondiale
—"Gasperini crede in me". Poche parole, pronunciate dopo la vittoria contro il Como, ma sufficienti per fotografare il momento di Rensch. Perché Gasp è un allenatore che, nel corso della sua carriera, non ha mai lasciato indietro nessuno: ha sempre dato a ogni giocatore disposto ad ascoltarlo e seguirlo la possibilità di riscoprirsi. E l’olandese, con i fatti, ha dimostrato di essere molto più di un semplice panchinaro. Ogni volta che è stato chiamato in causa, l'olandese ha risposto con prestazioni pulite, senza sbavature. Contro il Como c’è anche il suo zampino nella vittoria, con il pallone messo in mezzo per Soulé, ma soprattutto con una gara di grande applicazione. In campionato non giocava da titolare dal derby, una partita che ogni anno pesa come poche altre, eppure è rimasto in campo per 90 minuti fatti di corse, concentrazione e affidabilità. Un’attesa lunga, vissuta senza fretta né lamentele, aspettando il momento giusto. Ora all’orizzonte c’è la Juventus, per quella che sarebbe la terza partita consecutiva da titolare: un traguardo mai raggiunto finora in giallorosso. Segnale chiaro di come il lavoro di Gasp stia dando i suoi frutti. Il tecnico ha bisogno di poter contare su tutti e Rensch sta dimostrando di essere un elemento su cui puntare. Con Ndicka impegnato in Coppa d’Africa e l’arretramento di Celik in difesa, per l’olandese potrebbe aprirsi lo spazio giusto per esplodere definitivamente e prendersi la fascia. E poi c’è il capitolo Mondiale. L'esterno giallorosso è stato capitano dell’Olanda Under 21 nell’ultimo Europeo e ha fatto il suo esordio con la Nazionale maggiore già nel 2021, a soli 19 anni. Il Mondiale del 2026 si avvicina e lui vuole esserci. Un sogno che fino a poco tempo fa sembrava lontano, quasi irraggiungibile, e che oggi inizia ad assumere contorni reali. Con Gasperini, del resto, sognare non è mai impossibile.
Federico Grimaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA


