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Vai Franco, ora la Roma è tutta tua

LaPresse

Questa rivoluzione non ha né campioni né bandiere. Ha solo lo stemma della testa grigia di Baldini che sventola di nascosto, quasi un po’ indignata

Francesco Balzani

Il calcio è fatto di sentimenti, anzi no. Il calcio è cambiato: sono tutti professionisti, le società sono aziende, contano i bilanci eccetera eccetera. Bisogna abituarsi, anzi già dovevate esservi abituati anni fa. Chi non lo ha fatto se la prenda in quel posto, capito? E poi che vi aspettavate da un presidente che odiava il calcio e non sapeva nemmeno chi fosse Falcao? Stupidi sentimentali, ultimi baluardi di una sensibilità che deve essere divorata, deboli. Contano le vittorie. Come dite? Sì, è vero la Roma non vince nulla di nulla da 11 anni. Ma è stata sfortuna, lo dice pure qualche bravo giornalista nelle radio tanto nemiche. Qui bisogna ricostruire la Roma come ha fatto la Juventus dopo Del Piero. Lì mica hanno fatto tutte ste storie. Sì, ok poi hanno vinto altri 7 scudetti ma so’ dettagli. Arriverà Fonseca, no non Daniel. Si chiama Paulo e ha allenato in Ucraina, fidatevi.

Poi vanno viaManolas, Dzeko, Kolarov, forse Zaniolo. Ma tranquilli ci fidiamo di Petrachi. Anzi no, ancora non possiamo. Vabbè fidateve e basta. Ma di che parlavamo? Ah sì, di sentimenti. De Rossi può giocare al massimo 15 partite? Prendiamo la calcolatrice: un milione e mezzo diviso 15, anzi facciamo 12. No, non quadra. Via De Rossi. Ah era il giocatore più amato dalla Sud? Tanto meglio. Si sarebbe accontentato di un contratto a gettone? Aspetta, riprendo la calcolatrice. Nel frattempo però c’è quell’altro da sistemare, quello è pure più incazzoso. Ci costa 600 mila euro per non fare nulla. Vuole fare il vicepresidente? Franco non vuole. Vuole scegliere l’allenatore? Ma ci abbiamo già pensato noi. Ora ci faccio parlare Guido. Se ne va pure lui? Seicentomila euro in più.

E poi vuoi mette? Franco ora sta più rilassato. Il rivoluzionario gentile, quello che ha sempre ritenuto che l’Italia sia rimasta ferma al Piave. Quello che ama Londra, quello che legge libri impegnati, quello che pensa di poter fare le rivoluzioni senza i comandanti. Perché chi ha rivoluzionato davvero nel mondo del calcio - e non solo - lo ha fatto con le idee ma soprattutto coi campioni: l’Ajax con Crujff, Il Barcellona con Messi, il Milan con Van Basten. E con le bandiere: Keizer, Puyol, Baresi. Questa rivoluzione non ha né campioni né bandiere. Ha solo lo stemma della testa grigia di Franco che sventola di nascosto, quasi un po’ indignata. Franco che a Roma non viene mai e quando ci viene si nasconde, ma da lontano vuole gestire un’entità che è ben più di una semplice azienda. Lo fa tramite un drone su una città spogliata, su una capitale nuda e imbarazzata. La osserva, la studia sprofondato nella sua poltrona vestito da Macbeth, la critica e a volte la deride. Leviamo questo, poi quello, vabbè pure quell’altro. C’è rimasto poco da togliere caro Franco. Ora la Roma è davvero tutta tua. E di James. Chiamatevi pure per nome, a Roma gli appellativi sono finiti.