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Sei personaggi in cerca di Roma: da Pallotta a Monchi ecco le sei facce della crisi

Valerio Salviani

 

Che montagna russa la vita di Di Francesco nella Roma. E' passato ad essere da sottovalutato a eroe nel giro di due mesi, e ci ha messo lo stesso tempo a diventare scarso e colpevole. E' vero, nel calcio i giudizi e le stagioni cambiano in fretta, ma così forse è troppo. L'ex Sassuolo non è l'unico colpevole, ma di certo, almeno per quanto riguarda la gestione tecnica, è il primo responsabile. La sua squadra dura un tempo, ad andamento alterno. A volte è il primo, a volte il secondo. Spesso basta a vincere contro squadre minori, ma quando trovi avversari in forma come il Milan ieri, finisce che ti fai male. E nel post partita i problemi che racconta sono sempre gli stessi. "Ci manca la cattiveria, ci manca la continuità nei 90 minuti" dice. E a chi gli chiede come si risolve, la risposta è sempre una: "lavorando". Ma se dopo mesi di lavoro la Roma non va avanti e, anzi, torna indietro, forse chi lo imposta sta sbagliando qualcosa. Il campanello d'allarme più forte però sono le accuse che spesso il tecnico lancia alla squadra. Quasi come se lui e il gruppo fossero due cose separate e distinte, e non un blocco unico con un obiettivo comune. Stesso discorso per il suo rapporto col mercato. Le sue richieste si sono fermate a Pinzolo. Quando ha capito che non avrebbe avuto nessun esterno (l'unica vera richiesta a Monchi) non ha battuto ciglio. A gennaio non ha nascosto il malcontento di una possibile cessione di Dzeko, ma ha dimostrato che la sua opinione nel tavolo delle decisioni, conta pochino.

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