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Roma, se non segna Abraham l’attacco è horror: mai così male dal 2015

Roma, se non segna Abraham l’attacco è horror: mai così male dal 2015 - immagine 1

Solo 47 gol, meno di Verona e Sassuolo. Solo l'inglese è oltre le 10 reti, e Zaniolo diventa un caso

Francesco Balzani

Cortomuso sì, ma la classifica si allunga e l’attacco comincia a diventare seriamente un problema. Nella Roma che virtualmente rischia di scivolare all’ottavo posto (considerati i recuperi di Atalanta, Lazio e Fiorentina) c’è un dato che preoccupa più di altri e che è emerso clamorosamente anche nelle ultime due trasferte con Vitesse e Udinese. Se si ferma Abraham l’attacco è perduto, o quasi. Lo dicono i numeri che vedono l’inglese con un +11 rispetto all’altro attaccante più prolifico (si fa per dire) a scelta tra Zaniolo, El Shaarawy, Shomorodov e Felix che sono tutti fermi a due reti. Alle porte della trentesima giornata. Nessun altra squadra in serie A ha questo scarto di reti tra colleghi dello stesso reparto. La Roma ha portato un solo giocatore oltre le 10 reti.  Ne risente il dato generale che vede la Roma con 47 gol complessivi in 29 partite, peggio di Verona o Sassuolo. Se togliamo i 13 di Tammy sono praticamente appena 34. Mai un dato più basso negli ultimi sette anni quando le reti segnate dalla squadra di Garcia furono appena 41. Era il 2014-2015 quando però a fare da contro altare a un attacco poco prolifico c’era la seconda migliore difesa del campionato che permise alla Roma di arrivare alle spalle della Juve in classifica. Oggi anche la difesa giallorossa sarebbe fuori dalla Champions (settima). Il dato sull’apatia offensiva purtroppo anziché migliorare peggiora.

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Zaniolo fermo al palo: Mourinho a caccia di soluzioni

Nelle ultime 6 partite di campionato sono arrivati solo sette gol di cui tre su rigore. Quasi la metà (sempre tre) sono merito di Abraham, altri due sono arrivati dai ragazzini Bove e Volpato. Scena muta da parte di Zaniolo che con due soli gol in campionato ha fatto peggio di attaccanti decisamente meno rinomati di lui come Borini o Fabio Junior. A parziale alibi va detto che Nicolò si sta reinventando in un ruolo non suo anche per mancanza di alternative valide per Mourinho. Il tecnico però deve trovare una soluzione. In carriera il suo punto di forza è stata la difesa ma i dati offensivi non sono mai stati così bassi. Basti pensare che nell’anno del Triplete la sua Inter aveva segnato 75 gol, sette in più della Roma. Le ha provate tutte il portoghese che ha cambiato moduli e partner d’attacco. Eppure con l’Udinese sono arrivati appena due tiri nello specchio della porta, e nessuno da azione manovrata. A metà marzo non è più ammissibile.