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Roma, il Dna che cambia e un regalo da chiedere in coro: un vitalizio a Mourinho

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Mourinho ha cambiato la storia della Roma. Così come Fellini ha cambiato il cinema italiano o i Beatles quello della musica pop. Ma ora Mourinho deve diventarla. La storia della Roma
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

Si diceva che il Dna della Roma non potesse cambiare. "Semo la Roma, è tutto scritto", la frase del papà al figlio, dell'amico, del fidanzato, del vicino di casa. Come a dare una giustificazione a tutto. Di fronte a stadi commoventi come quello di ieri in molti di noi hanno vissuto tragedie sportive: Liverpool, Slavia Praga, Manchester, Arsenal, Panathinaikos e via discorrendo. Il gol di tale Igor Paixao di Macapà sembrava solo l'ultimo capitolo di quel libro di sfortuna e imprecazioni. Ma il Dna si cambia, almeno quello di una squadra. Ci vuole un genio, forse un miracolo. Ci vuole JosèMourinho. Tutto attaccato sì, perché deve diventare un intercalare da inserire nel vocabolario romano come lo erano le espressioni di Trilussa. Quello che è successo ieri dopo il minuto 89' lo sapete tutti bene, e ancora meglio ricordate la notte di Tirana. Quello che accadrà non lo sappiamo ma quello che Roma vuole è chiaro da tempo.  Mourinho ha cambiato la storia della Roma. Così come Fellini ha cambiato il cinema italiano o i Beatles quello della musica pop. Ma ora Mourinho deve diventare la storia della Roma.

Le parole più belle di ieri ai più possono essere passate inosservate nella bolgia quasi pornografica di gioia incontenibile. "Io sono felice qua. Non posso nasconderlo. Sono felice perché mi piace la gente e piaccio alla gente. Ho la sensazione che a Trigoria, che è il mio spazio di lavoro, di essere rispettato da tutti e io rispetto tutti. I giocatori sono fantastici, c'è un'empatia tremenda con tutti loro. Non posso dire che sono come figli perché di figli ne ho due e li amo tantissimo. Ma quasi. A volte ho le mie frustrazione, a volte penso di avere ambizioni diverse, però vediamo. L'importante è che oggi sono davvero felice, lavoro per la gente. Ho visto le persone con una gioia tremenda e per me è una gioia importante". Così importante che va sfruttata. Offrendogli un rinnovo, senza limitazioni come gli all you can eat. Quanto vuoi restare? Cinque anni? Dieci. Va bene tutto. Mourinho in questi mesi ha ristabilito un Dna bello ma guasto. Ha rivalutato giocatori, ha riportato la gente allo stadio, ha permesso alla Roma di giocare una competizione con la vera ambizione di vincerla. Ha scoperchiato i bacarozzi sotto i sassi, facendoli impazzire prima di tornare a nascondersi. Ha elargito perle di comunicazione, di mentalità, di fascino a una città che ha sempre meritato di più. Il gioco? C'è, e a chi non piace consigliamo di spostare l'attenzione su lidi più radical chic come Sassuolo, Brighton o Pescara. La differenza di Mourinho la potrete vedere prima dell'inizio dei supplementari. Sul come parla alla squadra e come Dybale e compagni non distolgono mai gli occhi dalle sue labbra. Come dice un amico "E' qualcosa che non insegnano a Coverciano, è qualcosa che non si impara col tempo, non è una sovrapposizione o una diagonale". E' carisma. Oggi, nel giorno del compleanno di Roma, questa città chiede un regalo: Dan Friedkin dai a Mou un vitalizio. E' questa la strada giusta.