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Ranieri: “Spero che Di Francesco non mi odi. Incontrare la Roma è uno scherzo bellissimo”

LaPresse

Il tecnico della Sampdoria si presenta a pochi giorni dall'esordio contro i giallorossi: "Domenica non ci saranno amori, ma solo la grande professionalità che mi ha sempre contraddistinto"

Redazione

Claudio Ranieri è tornato in Serie A. Dopo la fine della seconda avventura sulla panchina della Roma, il tecnico testaccino si prepara a vivere una delle giornate più emozionanti della sua carriera. Domenica, infatti, guiderà la Sampdoria all'esordio proprio contro i giallorossi, nel giorno del suo 68esimo compleanno. L'ex allenatore romanista si è presentato in conferenza stampa a Bogliasco:

"Come prima cosa ringrazio il presidente, che mi dà l'opportunità di allenare questa squadra. Io sono un tifoso della Roma, ma la Sampdoria mi è sempre stata simpatica, sono stato felice quando ha vinto lo scudetto e mi sono dispiaciuto quando ha perso la finale di Wembley, anche perché ero lì a vederla. La Samp è sempre stata una squadra a me vicina".

Sulla favola Leicester.

Dietro un grande favola c'è un grande lavoro. Noi dobbiamo far sognare i nostri tifosi, anche se ora dobbiamo fare un passo per volta. Sono venuto perché sono convinto che questo non sia il reale valore della rosa, dobbiamo dare orgoglio ai nostri tifosi. Ho visto lo striscione, io posso essere il loro garante. Io voglio il massimo dalla mia squadra, chi lo darà sarà in campo, gli altri dovranno aspettare.

Il giorno del suo compleanno o il ritorno contro la Roma: qual è lo scherzo peggiore?

Sono tutti scherzi bellissimi, mi permettono di rientrare sul terreno di gioco. Con la Roma, nel monento in cui si va in campo, non ci sono amori ma solo la grande professionalità che mi ha sempre contraddistinto. Vinca il migliore. Dopo l'intervento al ginocchio non pensavo di essere chiamato così presto, ma è stata una bella medicina. E' stata una sorpresa gradita, sono ben felice di rappresentare i colori blucerchiati. Sono una persona positiva, l'ultima squadra è stata a Roma e ricomincio dalla Roma. E' un'altra bella cosa della mia carriera.

Come pensa di risvegliare la Sampdoria?

La prima cosa è ridare autostima a questa squadra. Io voglio il massimo in ogni allenamento, che i miei giocatori non si arrendano mai. So accettare la sconfitta dopo che una squadra mi ha dimostrato di essere più forte della mia, a livello di motivazione. Loro possono vincere perché sono più bravi, ma come determinazione e motivazione non ci deve battere nessuno.

Importante sarà l'organizzazione.

Io sceglierò 11 persone che hanno voglia di lottare. Il modulo e il sistema è frutto di quello che mi diranno i ragazzi in campo. L'importante è avere giocatori che si impegnano alla morte per aiutare i compagni e far sì che i tifosi siano orgogliosi di loro. Il sistema di gioco è l'ultimo delle mie idee.

Il carattere si può insegnare?

No, ma se io sono un combattivo e lei ha un 80% io posso tirare fuori quell'80%. Se lei ha un 20% non posso portarlo al mio 80%. Saranno i ragazzi a fare la formazione, nel farmi vedere chi veramente vuole la salvezza della Sampdoria.

Su Quagliarella.

Fa la differenza, quest'anno ha cominciato in sordina. E' il capitano, deve indicare la strada ai compagni ed essere il punto di riferimento. Lui è il simbolo della Samp, avrà un compito ancora più gravoso, deve far vedere la voglia di lottare e di salvarsi. Poi i gol arriveranno.

Che effetto le fa sostituire di nuovo Di Francesco?

E' bizzarro. Spero che Eusebio non mi odi. Ma se non ero io era un altro. Lo stimo tantissimo e gli auguro di ritrovare una squadra al più presto perché la merita.

Da dove partirà?

E' una questione di giocare di squadra. La voglia di lottare fino in fondo, restare in Serie A. Il nome del giocatore non mi interessa, io non sono venuto per far crescere i giovani o ridare smalto agli anziani. Io sono qui per salvare la squadra. Ho 26-27 giocatori diversi con caratteri diversi. Devono capire come sono io, è importante che ci sia feeling. Dobbiamo diventare una sola cosa con il pubblico e per farlo dobbiamo mettercela tutta su ogni pallone. Ora manca autostima e fiducia, ma solo tutti insieme ce la possiao fare.

Che difficoltà diverse incontrerà rispetto al Fulham?

Il Fulham era una neopromossa, era un passo molto grande. Poi con un presidente pakistano e la proprietà americana, c'era il figlio andava molto dietro agli algoritmi e alle statistiche, che sì sono importanti ma lo è di più conoscere i giocatori. Lo scorso anno la Samp ha fatto un buon campionato, bisogna avere voglia di divertirsi e lottare per questa squadra.