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Paulo Sergio: “Spero che la Roma torni in Champions. Fonseca ha bisogno di tempo”

L'ex attaccante giallorosso: "Vincere l'Europa League non sarà facile. I giovani devono capire l'ambiente"

Redazione

Martedì fa ha esultato su Instagram per la vittoria del Bayern Monaco, sua ex squadra, ai danni della Lazio. Ieri, invece, Paulo Sergio, attaccante brasiliano con un'esperienza alla Roma tra il 1997 e il '99, è intervenuto ai microfoni di "Centro Suono Sport", durante la trasmissione "Borderò". Queste le sue dichiarazioni:

Come prosegue la situazione coronavirus in Brasile?

San Paolo è una città grandissima, la gente soffre ed è ovvio che non si stia come prima. Aspettiamo il vaccino. Sono davvero dispiaciuto per tutto ciò che sta succedendo.

Come valuta il periodo con la maglia della Roma?

Sono stati due anni intensi in cui mi sono trovato benissimo. I rapporti con squadra e compagni erano favolosi. Nel 1999, invece, sono andato al Bayern Monaco e ho vinto Champions League e Mondiale per Club anche grazie al lavoro che ho fatto nella Capitale.

Come mai ha scelto la Roma dopo l’esperienza a Leverkusen?

A Leverkusen ho imparato tanto, ma volevo di più, volevo crescere, per questo sono andato a Roma. Il calcio italiano mi stimolava perché tantissimi tra i più grandi brasiliani ci hanno giocato, come Socrates, e grazie a Dio sono stato bene.

Ha avuto modo di seguire la Roma nell’ultimo periodo?

Seguo la Roma perché faccio il commentatore e seguo il calcio italiano. Ultimamente, però, lo faccio un po’ meno, ma ci provo. I giallorossi sono stati riallestiti molto in questi anni: ci sono tanti giovani che devono crescere e capire l’ambiente.

Come valuta l’operato di Fonseca?

Fonseca sta guidando una squadra che vuole vincere, ha voglia soprattutto lui di farlo, ma gliel'hanno cambiata molto. A volte fa fatica, però è un tecnico che ha bisogno di tempo per farla tornare grande.

Riuscirà la Roma ad arrivare tra le prime quattro?

Spero che la Roma arrivi tra le prime quattro. Giocare a Roma è sempre dura per la pressione che c’è e che sempre è stata presente. I calciatori devono capire che qui si vuole vincere.

Ha fatto parte del tridente di Zeman con Totti e Delvecchio. Che ricordi ha del mister?

Con Zeman la squadra era perfetta, tant’è che due anni dopo ha vinto lo scudetto.

La Roma di oggi può tornare a vincere un trofeo, magari l’Europa League?

Faccio il tifo ma non è facile, la concorrenza è tantissima.

C’è un giocatore odierno brasiliano che le somiglia per caratteristiche tecniche, tipo Firmino?

È difficile ora fare paragoni con il me del passato: ero un giocatore che faceva gol e aiutava la squadra anche in fase difensiva, perciò Firmino non mi somiglia, lui è sempre al centro dell’area di rigore e difficilmente arretra. Non ne trovo altri uguali a me.

Che ricordi ha di Alenichev e Bartelt?

Alenichev era un grandissimo giocatore con qualità e tecniche sopraffini, e trovare un giocatore come lui è difficile in questo momento. Bartelt non ha giocato tantissimo perché non aveva la testa giusta per fare il titolare.

Ultimamente la Roma è stata sotto i riflettori per la discussione tra Fonseca e Dzeko: che opinione ha al riguardo?

La discussione tra allenatori e giocatori sono ovunque, ma penso che il gruppo deve capire che situazioni di quel tipo non devono interferire con il campo e con lo spirito di squadra, devono pensare solo a rendere la Roma forte per vincere.

Dopo la Roma ha scelto il Bayern Monaco, che ricordi ha dell’ambiente trovato?

Hitzfeld era un allenatore molto calmo. Sono arrivato al Bayern Monaco e ho trovato un tecnico capace di dialogare con i calciatori, e che talenti che c’erano. Per questo la squadra ha vinto tutto.

A proposito di Roma-Milan, uno dei suoi gol più celebri è proprio quello segnato nella 32° giornata della stagione 1997-98 contro i rossoneri…

Roma-Milan 5-0 è stata una partita meravigliosa anche per i calciatori che c’erano in campo, tipo Maldini. E vincere con quel punteggio contro una squadra come i rossoneri accade davvero raramente, soprattutto per i capitolini.