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Patrik: poco Schick e molto snob. Analisi di una crisi imprevista

Valerio Salviani

“Io e Dzeko insieme potremmo essere la migliore coppia del campionato”. La speranza di Schick, che era la stessa di Di Francesco, è svanita in fretta. Lo stesso tecnico, dopo aver più volte rilanciato sulla possibilità di vederli insieme, si è dovuto arrendere. “O gioca Schick, o Dzeko. Insieme è difficile” ha spiegato recentemente. Incompatibili e troppo uguali per giocare insieme in un 4-3-3. In Dzeko, oltre che un compagno, Schickha trovato un amico. E’ stato il bosniaco ad aiutarlo a inserirsi quando il ceco è arrivato a Trigoria, facendogli da chioccia soprattutto grazie alla lingua. Quella parlata, perché quella dei piedi non ha bisogno d’interpretazioni. In allenamento incanta, poi Schick si perde, forse schiacciato anche dalla figura troppo ingombrante dell’amico Edin, di cui adesso è diventato la riserva. Dopo aver accarezzato l’idea di diventare titolare a gennaio, quando il bosniaco stava per diventare un giocatore del Chelsea, il ceco si è ritrovato di nuovo in fondo alla panchina romanista, pieno di dubbi e incertezze. E il suo momento, visto l’attaccamento di Dzeko alla Roma, non sembra vicino.

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