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Menendez (ex allenatore Morata): “Mourinho lo ha sempre stimato”

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Le parole dell'ex tecnico del Castilla: "Lo Special One sarebbe in grado di farlo rendere molto bene e a fargli raggiungere i suoi obiettivi"
Redazione

Alejandro Menendez, ex allenatore del Real Madrid Castilla, ha rilasciato un'intervista a Sportitalia nella quale ha parlato anche di Alvaro Morata, suo ex giocatore dal 2009 al 2011. Queste le sue parole:

Juventus, Inter e Roma. Questi sono i club ai quali è accostato, e anche con una certa insistenza, Morata. In quale di questi contesti lo vedrebbe meglio? "È difficile poterlo sapere, ma è vero il fatto di essere già stato alla Juve e di conoscere già bene quell'ambiente, lo aiuterebbe a tirare fuori il meglio di sé nel caso in cui dovesse tornare a Torino. Per quanto riguarda la Roma, Mourinho lo ha sempre stimato e lo seguiva con attenzione sin dai tempi delle giovanili del Real. Sono sicuro che sarebbe in grado di farlo rendere molto bene e a fargli raggiungere i suoi obiettivi".

Lei conosce Morata dai tempi del Real Madrid Castilla, che ragazzo era? "Sempre stato un numero 9 e un ottimo finalizzatore. Anche in area e dietro i difensori avversari si sa muovere molto bene. Inoltre Alvaro è sempre stato un attaccante intuitivo, e sotto questo aspetto non è mai cambiato. Per il resto, era un ragazzo istruito, introverso e amico di tutti i suoi compagni di squadra".

Qui in Italia ci sono opinioni abbastanza discordanti su di lui, legate soprattutto al numero di gol stagionali. "Morata è uno che ha sempre segnato. Chiaro che da uno come lui ci si aspettano sempre più reti, ma questo è sempre stato difficile per lui perché non è mai riuscito a giocare tutte le partite e non ha avuto quindi una certa regolarità. Ma rimane uno degli attaccanti migliori in Europa, ovunque è stato ha segnato gol molto importanti per le sue squadre. Con la sua esperienza e maturità ora può aprire una nuova tappa alzando l'asticella".

Quindi, in definitiva, come si può riassumere la carriera di Morata? "Sin da bambino è stato un giocatore molto professionale. Per lui il calcio è sempre stato una priorità e così ha potuto realizzare i suoi sogni. Non gli è mai stato regalato nulla per cui ha sempre dovuto migliorarsi e dare il massimo. Anche grazie a questo è stato determinante in tutte le squadre dove ha giocato".