Le panchine non sono tutte uguali. E in fondo nulla lo è nella vita, ma diciamo che di fronte a una qualsiasi forma di giustizia dovrebbe esserlo. Quella della Roma di panchina è calda, a tratti bollente tanto che in molti fanno fatica a sedersi. C’è partecipazione massima, a volte eccessiva? Forse, ma diciamo pure che in alcuni casi qualche motivo per arrabbiarsi c’è. Ma non è questo il punto adesso, non vogliamo difendere a tutti i costi un modus operandi. Perché i comportamenti e i regolamenti vanno osservati. Il problema è che poi ci sono altre panchine. C’è quella del Milan dove Pioli fa segno di stare zitto a Mourinho, senza prendere nemmeno un’occhiataccia dalla terna arbitrale. C’è quella di Allegri, si strappa i vestiti di dosso manco fosse Hulk, che prende a calci i tabelloni, che per poco non entra in campo. C’è anche chi fa il dito medio come Sarri, anche se un po’ più lontano dalla panchina. Ma ci sono anche quelle dei “giochisti”, in giacca e cravatta per essere belli e presentabili come il gioco che rappresentano o che pensano di rappresentare. C’è quella di Palladino che ieri per quasi 100’ ha passeggiato sulla linea laterale invocando falli, urlando a tutto e tutti. Affiancandosi al quarto uomo manco fosse un parente stretto.
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Le panchine non sono tutte uguali
Diffide verbali? Nemmeno una. Sanzioni? Figuriamoci. Il brutto è che poi alcuni allenatori (e non solo) provano a dare lezioni di comportamento. Era successo anche con Sabatini dopo Roma-Salernitana, si quel Sabatini. Ma chi ha la fortuna di assistere a molte partite proprio sopra le panchine può certificare un’altra realtà. Mourinho e il suo staff è di certo esagitato, lo è sempre stato così come lo è il team di Simeone o di Conte. Ma chi fa la lezioncina con la lavagnetta e la mano alla “te possino” non è da meno. Poi c’è chi si scusa subito, e l’arbitro è disposto a chiudere un occhio. E chi invece è coerente col suo modo di essere, e si becca rossi e squalifiche. Perché si sa: in questo Paese chi chiede scusa ottiene sempre un po’ di vino e un paio di tarallucci. Perché in fondo, ma chi ci crede che la giustizia è uguale per tutti?
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