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La Negazione della sconfitta

LaPresse

Non pretendevamo le scuse, anzi non le pretendevano quei 1500 tifosi che si sono presentati qualche ora fa di fronte alla vostra fortezza

Francesco Balzani

Ci vuole coraggio a digerire notti così. Ci vuole ancora più coraggio ad accettare il negazionismo di ciò he si è visto nell’ultimo anno e mezzo. Una Roma presa a schiaffi nei big match, settima in classifica, fuori da tutto. Ci vuole lo stomaco per non inarcare tutti i muscoli del corpo quando il capitano della Roma pochi minuti dopo un risultato umiliante non chiede scusa ma dice: “I bilanci si fanno alla fine, la Roma non è ancora uscita dall’Europa League anche se sarà difficile ribaltarla al ritorno. Fonseca ha fatto, anzi sta facendo un percorso grazie al quale la Roma sta migliorando giorno dopo giorno”. Forse in allenamento, o davanti alle tastiere sui social. Perché in campo i risultati e le prestazioni (Ajax compreso) dicono ben altro. Soprattutto per chi era abituato a una Roma che vinceva poco ma lottava per le prime due-tre posizioni. Non pretendevamo le scuse, anzi non le pretendevano quei 1500 tifosi che si sono presentati qualche ora fa di fronte alla vostra fortezza. Forse nemmeno chi era a casa e ha visto 5 gol subiti in 40 minuti le chiedeva. Non abbiamo sentito certe parole dopo altre figuracce nella storia, almeno quello ci era stato risparmiato dai capitani di allora che eppure qualcosa (eufemismo) avevano vinto e dimostrato. Lorenzo Pellegrini magari vincerà più di loro, ma finora ha dimostrato poco. E’ un buon giocatore, un romanista sicuro, un bravo ragazzo senz’altro. Ma non ha chiara la realtà che vivono molti tifosi. Riaprire i libri di storia a Trigoria è d’obbligo. Magari serve qualche ex come Nela o Cervone a leggerli. Perché le lezione si danno in campo, non davanti ai microfoni. E di lezioni agli avversari ne abbiamo viste poche finora.