La Roma è nei guai, e fin qui la vostra risposta sarebbe abbastanza scontata anche se volgare. Ranieri è stato chiamato per risolvere problemi, e anche qui niente di nuovo. Dire che questa squadra debba calarsi nei panni di una provinciale in lotta per la salvezza è esercizio di pura retorica. La verità è che la Roma non ha giocatori con quella garra e nemmeno con quell'abitudine. In un ipotetico scontro salvezza, oggi, rischierebbe pure di prenderle. Lo sa bene Ranieri che di squadre salvate da morte certa ne è esperto. Nel 2004 con gente come Totti, De Rossi, Perrotta, Mexes, Cassano e Dacourt la Roma scivolò in una zona che nessuno si aspettava. Che possa succedere oggi non solo è possibile, ma rischia di diventare probabile. E non avresti di certo i giocatori sopra citati per uscirne. Cosa fare allora? Risolverla subito, senza aspettare più nessuno. “Sono consapevole dei miei limiti, ma sono anche sicuro di non essere circondato da giganti", lo diceva Giulio Andreotti. E sembra il ritornello che suona nella testa di tutti i giocatori in campo. Di qualcuno in particolare. Ed è su quei giocatori che non si può più contare o si rischia che la "gatta da pelare" diventi un giaguaro.
EDITORIALI
Roma, Ranieri può essere Mr.Wolf. Ma ora basta intoccabili
Si fa spesso il paragone tra Ranieri e Mr.Wolf, il leggendario personaggio di Tarantino impersonificato da uno straordinario Harvey Keitel. Ma chi conosce bene Pulp Fiction, sa che Mr.Wolf non accetta consigli. Non gli frega nulla di chi ha davanti, soprattutto se quel qualcuno ha generato il casino nel quale si è ritrovato. Mette in riga Vincent e Jules, alias John Travolta e Samuel L. Jackson. Due protagonisti fino a quel momento, che però a un certo punto pensavano di saperne di più di Marcellus Wallace. Con tanto di appellativo finale poco edificante. Alla fine il problema è risolto. Bastano 10 minuti a Mr.Wolf. Quelli in cui nessuno contesta il suo operato o esprime giudizi su come giocare e su che modulo attuare. Al contrario di quanto fatto dallo spogliatoio dall'ultima gestione Mourinho in poi a Trigoria. Perché chi è chiamato a risolvere problemi non può stare dietro ai problemini personali o alle opinioni di chi il credito lo ha esaurito da tempo. Lorenzo Pellegrini, sei milioni e passa di stipendio, oggi è l'emblema della contestazione ma non è l'unico. Ranieri a Napoli lo ha tirato fuori dopo 45 minuti e 13 tocchi di palla e ha lasciato in panchina Zalewski preferendogli El Shaarawy (bocciato pure lui), Angelino, Pisilli da esterno, Dahl, Saud e Celik. Non la cremè de la cremè, insomma. Può essere un inizio, ma l'importante è la fine. Anzi il fine: bisogna salvare la Roma, anche da chi nella Roma (non) gioca da tempo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA