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Roma, la rivoluzione (per ora) è solo nelle intenzioni. Serve un dirigente italiano

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Dal post sconfitta col Como ad oggi sono passati infatti 31 giorni esatti, a cavallo tra un 2024 deprimente e un 2025 che veniva annunciato con l'anno dei grandi cambiamenti. Fin qui si è vista solo la partenza di Le Fèe
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

“Le occasioni fanno le rivoluzioni". A scriverlo è stato Machado de Assis, uno che di rivoluzioni ne ha viste tante con i propri occhi. Evidentemente a Trigoria le occasioni (per ora) mancano. Dal post sconfitta col Como ad oggi sono passati infatti 31 giorni esatti, a cavallo tra un 2024 deprimente e un 2025 che veniva annunciato con l'anno dei grandi cambiamenti. Fin qui si è vista solo la partenza di Enzo Le Fèe nella serie B inglese, il fiore all'occhiello della gestione Ghisolfi che con le rivoluzioni (visto il luogo di nascita) dovrebbe essere a suo agio. Il direttore sportivo, invece, sembra ancora poco vicino agli affari di mercato di casa nostra. Alla Roma mancano due terzini, un difensore centrale, un centrocampista e un vice Dovbyk. Pensare di fare tutto in due settimane è altamente ottimistico, ai confini con l'utopico.  In estate gli obiettivi sono stati pagati tanto, e quindi la bravura è stata più di chi ha messo i soldi: Soulé a 30 milioni e Dovbyk  a 35 non sono certo intuizioni di genio di un dirigente. Applausi per Konè, ma le cronache raccontano che sia stato un obiettivo di De Rossi che anzi ha dovuto insistere con Ghisolfi non convintissimo dal francese. E poi? Dahl, Saud, Ryan ed Hermoso. Fin qui tutti inutili, o quasi,  alla causa.

Utile lo è sicuro Hummels ma anche qui il tedesco è stato chiaro: "Sono venuto a Roma perché convinto da De Rossi".  E utile lo è anche Saelemaekers che però è in prestito secco, e anche qui l'operazione poteva chiudersi a titolo definitivo a suo tempo. Ah, aggiungiamo che Pisilli (una delle pochissime note liete) era stato messo in vendita prima dello stop del vecchio allenatore. Stop che non è arrivato per Bove, altro rimpianto al netto del problema di salute. E allora dove sono fin qui i meriti di Ghisolfi? Anche in questa finestra invernale il giovane dirigente sta incontrando difficoltà. Soprattutto per quel che riguarda le trattative "italiane" sulle quali è aiutato da Ranieri e il suo staff oltreché dai procuratori (vedi Riso). E allora vedere i Castro, i Beukema e i Dominguez sbocciare altrove dopo essere stati pagati una miseria fa riflettere. Perché la Roma non si affida (anche) a un dirigente italiano che conosca anche la salinità del mare in cui nuotano gli squali di questo paese e possa aiutare Ghisolfi? Sartori è un esempio, ma non è l'unico. Diamo qualche idea: Sogliano, D'Amico, Corvino, Pradé. Continuare a far finta di niente non porta alla rivoluzione, ma a una restaurazione sterile.