Ride Florent Ghisolfi prima della partita col Milan. Felice per i complimenti di Ranieri, ma forse ignaro di tutto quello che si dice fuori Trigoria e dell’alone di mediocrità che ha avvolto la Roma degli ultimi mesi. Una sorta di nebbia da libro di Stephen King in cui si fa finta di non vedere l’esistenza di una realtà ben diversa da quella parallela. Dai “giocatori performanti” che hanno passato 4 mesi di vacanza a Roma prima di dire ciao, di quelli rimasti ma che i Friedkin avrebbero voluto cacciare appena stappata la bottiglia di champagne il 31 dicembre, di quelli appena presi di cui in realtà nessuno conosceva l’esistenza salvo poi professarsi “osservatori di calcio austriaco, turco e olandese”. La verità è che se prendi Joao Felix non hai bisogno di correre su Google per capire come si pronuncia il nome, se acquisti Frattesi non c’è urgenza di scoprire dove è nato. Ghisolfi invece è corso a destra e a manca per tappare i buchi creati da lui stesso salvo poi aggrapparsi alla solita, noiosa scusa: colpa del Fair Play finanziario. Come faranno gli altri è mistero totale. E oggi ride, di cosa non si sa. La Roma è mediocre, sì è mediocre. Lo è in classifica, lo è nelle coppe, lo è nel giudizio dei tifosi e dei media, lo è nelle prospettive e nella nostalgia del ricordo di una squadra che in Coppa Italia dominava e che lottava stabilmente per la zona Champions tranne in rare occasioni. Oggi ci si accontenta di perdere col Milan. Grande squadra? Mah. Col Parma ha vinto al 96’, con l’Inter ha baciato tre pali e ringraziato l’arbitro e in Champions ha perso addirittura con la Dinamo Zagabria.


EDITORIALI
Roma, in mediocritas (not) stat virtus
Ride Florent. Ride della permanenza di Shomurodov, che faceva la panchina al Cagliari e oggi guida la Roma in una sfida decisiva a San Siro. Batistuta, Pruzzo, Dzeko e Montella in tv si saranno scolati una bottiglia di vodka per far finta di nulla. Ride anche della permanenza di Celik, l’Highlander del Bosforo. Uno che non lo schiodi mai, ma che delude sempre. Li ha voluti tenere Ranieri? Dipende dalle alternative proposte, da lui e dai Friedkin che avevano annunciato la rivoluzione. Ma qui sembra tutto terribilmente uguale. E mediocre, appunto nonostante il piccolo miracolo di Sir Claudio. E non c'entra Aristotele e il motto "In medio stat virtus". L’espressione invitava infatti la ricerca di equilibrio, in sintonia con l’ideale greco di virtù sempre lontana dagli eccessi. Qui di equilibrato c'è poco o nulla. E nemmeno c'entra nulla l'Aurea mediocritas di Orazio, Non si ride, si resta svegli alla ricerca di una soluzione. Che non c’è. Come il Ceo, il direttore sportivo, il direttore generale e un presidente che manca da Roma dal giorno dell’esonero di De Rossi. Ecco appunto, almeno Ghisolfi si fa vedere. Manca tutto, resta il progetto stadio e quell’Olimpico sempre pieno. Forse stupito anche lui stesso da cotanto amore. Un amore cieco, avvolto nella nebbia di una mediocrità rotta solo qualche mese da Mourinho. Accusa di vedovanza? Ma per favore…
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