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Friedkin, il gigante dorme ancora

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La Roma continua a sbagliare. Il tecnico vuole dei giocatori e il dirigente ne sceglie altri. Ad oggi l'obiettivo della Champions sembra già una chimera e non per la classifica
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

“Cuiusvis est errare: nullius nisi insipientis, in errore perseverare”. Ci permettiamo di variare dal solito proverbio e ci affidiamo a uno che a Roma la storia l’ha fatta sul serio: Marco Tullio Cicerone. Il significato è chiaro: è normale che l'errore avvenga, ma dall'accettazione dell'umana debolezza non bisogna trarre motivo per continuare nella trascuratezza, bensì fare esperienza degli errori commessi per evitarli il più possibile. Siamo sicuri che i Friedkin, dirigenti ai massimi livelli in campo internazionale, sappiano bene quanto costa un errore. E quanto costa, anche in termini economici, perseverarlo. Ma al 27 agosto del 2024 la Roma, la loro Roma continua a sbagliare. Sempre nello stesso modo: il tecnico vuole un determinato tipo di calciatore, il dirigente (poco esperto) di turno ne sceglie altri, nessuno a parte l’allenatore ha la forza di comunicare il programma ai tifosi. Il risultato? Un cortocircuito di confusione, gestione difficile dello spogliatoio e ancora di più di errate scelte tattiche. “Sono fortunato ad avere giocatori funzionali”, ha detto Thiago Motta. L’essenza (e la differenza) è tutta li, e la classifica già parla chiaro. Non è allarmismo. Lo sarebbe al primo anno, oggi nessuno si azzardi a tacciare i tifosi di essere pessimisti perché come scriveva Gervaso: “Il pessimismo non è di rado ottimismo che ha perso la pazienza”.Mourinho aveva provato a rompere questo schema e (per fortuna) ha ottenuto almeno Dybala e Matic. Senza i quali la Roma non si sarebbe nemmeno avvicinata a Budapest. Poi ci ha provato Lukaku. Forse avrebbe potuto fare di più se fossero arrivati Xhaka, Anguissa o Frattesi invece di Camara, Renato Sanches o Solbakken. Eppure non erano acquisti impossibili all’epoca, anzi. Con i soldi di Shomurodov si poteva prendere lo svizzero, ad esempio.

Vi ricorda qualcosa di recente? Vi aiutiamo, ma non ne avete bisogno: Le Fée è costato quanto Bellanova. In quel momento era prioritario l’arrivo di un terzino vero dopo anni di toppe e tentativi maldestri di riabilitare lo scarsone di turno. E invece è arrivato un centrocampista con caratteristiche simili a Pellegrini, in una squadra che ha pure Dybala, Baldanzi e Soulè. Idem a sinistra: De Rossi voleva un terzino forte fisicamente, è arrivato Dahl che fa a gara con Angelino per provare a prendere il barattolo di marmellata sopra lo scaffale. Si doveva vincere comunque con l’Empoli? Ovvio, gli errori di De Rossi sono evidenti tra cui forse quello di essere troppo ottimista. Ora che la realtà è dura anche lui potrà ripensare a quanto detto a gennaio: “Questa è una squadra forte che merita la Champions”. Oggi quell’obiettivo sembra già una chimera, e non per la classifica. Ma perché dopo quattro anni abbiamo imparato il libro a memoria. Ci sono tre giorni ora per provare quantomeno a scrivere un ultimo capitolo di speranza per il futuro. Danso non basta, sia chiaro.