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Dybala, un gesto da vero romanista che vale la numero 10

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Un gesto così importante vale quell’investitura. E allora diciamo ai Friedkin: fate come Dybala. Stupiteci. In fondo anche Dybala non è nato a Testaccio
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

Una roba così romanista non si vedeva dal contratto in bianco del Real Madrid rifiutato da Francesco Totti. Una Joya così grande vale un supplemento di cure dal cardiologo, una corsa a petto nudo sotto il vostro quartiere, e la voglia di terminare le ultime lettere ancora in dotazione ai Roma Store. Quali lettere? Non c’è nemmeno da chiederlo: DYBALA. Quale numero? Non più il 21, potete azzardare anche la 10. Perché un gesto così importante (qui si parla di 75 milioni risbattuti in faccia agli arabi) vale quell’investitura. Il nostro Paulo ha detto no a chi è difficile dire no. E lo ha fatto in un clima funereo in cui già erano pronti i comunicati d’addio. Una decisione presa d’istinto dopo aver ricevuto l’abbraccio dei compagni e dei tifosi. Un merito di questa città che sa voler bene come poche al mondo, ma soprattutto un gran gesto di Dybala. Un giocatore che entra di diritto nella storia della Roma. Un uomo che ha vendicato il gol maledetto di Budapest con un tocco di magia. Unico e forse irripetibile in un calcio che ormai non ha bandiere. E adesso? I più razionali non saranno d’accordo, perché si diceva che parte del mercato finale dipendeva da questa cessione. E allora diciamo ai Friedkin: fate come Dybala. Stupiteci. In fondo anche Dybala non è nato a Testaccio. Fate che Paulo sia la ciliegina su una torta comunque ambiziosa. Nel frattempo per i romanisti è bello potersi sentire ancora una volta diversi.