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Ranieri pre Torino-Roma: “Allenatore il 1° luglio? Una battuta. E niente rivoluzioni”

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Le parole del tecnico giallorosso prima della sua ultima panchina ancora sul tema del nuovo allenatore: "Credo e spero che i tifosi saranno dispiaciuti quando andrà via"
Redazione

Ultima giornata di campionato per la Roma, ultima panchina della carriera per Claudio Ranieri. Il match in casa del Torino racchiude in sé mille significati, ma il più importante non può che essere quello del campo e del peso di tre punti che possono ancora valere una clamorosa qualificazione in Champions League. Oltre alla vittoria giallorossa servirà però anche una mano dal Venezia dell'ex Di Francesco, che dovrebbe almeno pareggiare per mandare la Roma al quarto posto. Tutto in pieno rebus allenatore, con lo stesso mister (e futuro senior advisor) che in mattinata ha spiegato come i Friedkin abbiano già scelto il nuovo mister e chiuso l'accordo. In questo momento così cruciale, Claudio Ranieri interviene nella sua ultima conferenza stampa prepartita (ore 12.30), come di consueto a due giorni dalla partita.

Ha insegnato tanto ai giocatori, ma anche ha dimostrato come si comunica: grazie. "Grazie a voi, mi avete rispettato e rispetto sempre chi rispetta. È il gioco delle parti, dico che il vostro mestiere è più difficile del mio, poi non so se voi pensate lo stesso del mio mestiere. Riempire ogni giorno pagine di giornale e fare dichiarazioni ogni giorno, io non sarei capace".

Qual è il suo coinvolgimento emotivo prima di questa partita? "Sono concentrato sulla partita. Poi magari dopo penserò a tutto quello che mi è successo in questi giorni. Prima di tutto volevo ringraziare i tifosi della Roma, non mi aspettavo una cosa del genere, magari uno striscione, ma non una coreografia così meravigliosa e li ringrazio di vero cuore. Ai ragazzi ho sempre detto 'fino all'ultimo secondo dell'ultima partita'. Dobbiamo uscire dal campo consapevoli di aver dato il massimo, poi gli episodi ti condannano o ti fanno sorridere. Questo campionato è molto bello, c'è chi lotta per il titolo, per l'Europa, chi per non retrocedere, è stato un bel campionato per tutti".

Ha pensato alle 23 di domani? Si chiede 'cosa farò?' "Fammici arrivare alle 23, poi forse lo dirò. Ma non sono bravo a esternare le mie emozioni, dopo Cagliari ero sicuro fosse finito tutto ed ero contento e rilassato, ho passato una estate serena con i miei soliti amici. E penserò a questo, a stare bene con i miei amici".

Che voto si dà a questa stagione? "Non mi do mai voti, quelli li dà la critica. Io so di aver dato tutto me stesso come in tutti i club in cui sono stato chiamato. A volte va bene, altre male ma fa parte della vita e dello sport. A volte devi conoscere l'amaro per riconoscere il dolce".

Che clima c'era a Trigoria per la sua ultima rifinitura e per una partita così importante? "È stato bello come sempre, questo mi fa stare sereno perché affrontiamo una squadra che vuole chiudere bene in casa, con un grandissimo allenatore. Ce la dovremo sudare come tutti quelli che vogliono conquistare il loro traguardo".

Le condizioni di Dovbyk? Pellegrini e Dybala partiranno con voi? "Credo che verranno tutti, non gliel'ho ancora chiesto ma penso di sì. Dovbyk ha fatto allenamento sotto il controllo di dottori e fisioterapisti, credo che domani me lo daranno disponibile per l'ultimo allenamento".

Il Milan domenica scorsa ha fatto entrare Leao, Fofana e Jovic mentre lei - con tutto il rispetto - Rensch e Gourna-Douath. L'impressione è che c'è molto da lavorare per arrivare a quei livelli... "Concordo pienamente. Come ho detto ai ragazzi prima della partita, credo che il Milan sia la più forte tecnicamente in Italia, con i giocatori più forti, ma non gioca sempre da squadra. Ha grandi fiammate. Noi abbiamo fatto squadra e nel calcio è la cosa più importante. Cercheremo di migliorare, piano piano dobbiamo costruire una buonissima Roma per far sognare i nostri tifosi. Quest'anno all'inizio hanno sofferto molto, poi ci hanno dato supporto e amore, la volontà di arrivare dove non pensavamo all'inizio. E questo dobbiamo continuare a fare".

A Roma in questi anni hanno funzionato allenatori come Mourinho, De Rossi e lei: allenatori che la piazza voleva e con cui si è creata un'empatia. Sarà così anche per il prossimo? Che accoglienza gli daranno? "Non penso a come lo accoglieranno i tifosi. Penso che quando andrà via saranno dispiaciuti, questo spero".

Se l'è cavata così... "Mi avete fatto i complimenti per la comunicazione, che vi aspettavate? Sono un'anguilla (ride, ndr)".

Quanto cambierebbe la qualificazione in Champions per i piani futuri? "Solo domande inerenti alla partita. C'era un grandissimo allenatore saggio che diceva 'non dire gatto se non ce l'hai nel sacco'. Noi abbiamo un gatto a nove code che fugge da tutte le parti, quindi prima pensiamo a chiudere il sacco".

Spero che quella dell'allenatore annunciato il primo luglio fosse una battuta e non servano altri 40 giorni... "Era una battuta (ride, ndr)".

La Roma si è trovata meglio con i tre centrocampisti: dipende dall'assenza di Dybala e Pellegrini o altro? "È un cocktail di mille sensazioni, io vado a sensazione e in base a quello che i ragazzi in campo mi dicono con il loro atteggiamento. Poi dico sempre che si gioca in 16 e di stare tutti a disposizione. Il cambio di Dybala è costato parecchio, era un punto di riferimento e ci teneva il pallone anche nei momenti difficili, ci tirava fuori dai guai. Ho cercato di correre ai ripari, con scelte credo logiche. Naturalmente possono essere sembrate particolari o strane. A me piace studiare l'avversario e metterlo in difficoltà, devo tenere tutti sul 'chi vive' e vincere la partita. Non penso se qualcuno non gioca da tre partite, cerco sempre di mettere chi mi dà risposte, magari a inizio settimana ho in mente una formazione e poi cambio il sabato, riguardando i filmati".

Il Ranieri allenatore e consigliere ha centrato tutti gli obiettivi che si era prefissato, parlando anche con i Friedkin? "Sono molto soddisfatto di quello che sono riuscito a fare nell'arco di questi 6-7 mesi. C'è ancora tanto da lavorare, insieme, però la strada tracciata mi piace, mi ha dato soddisfazione".

Dopo averlo rilanciato col Milan, a Torino potremmo rivedere Paredes? La sua esultanza col bacio alla maglia le ha dato l'impressione che sia cambiato qualcosa nei piani futuri del giocatore? "Questo dipenderà da due persone, da lui e dal prossimo allenatore. Dire se gioca o no sarebbe dare un'opportunità all'allenatore avversario. Sono bravi, ti prendono a uomo, devo valutare bene".

Alcuni tifosi del Torino vorrebbero evitare di fare punti per non favorire la Juve. "Non credo a queste cose, stanno fuori dalla mente di chi gioca a calcio a questi livelli. Il Torino è una buona squadra, in casa ha perso una volta nelle ultime cinque e ci sarà da sudare fino all'ultimo. Questo ho detto ai ragazzi, gli ho sempre detto la verità, sulle difficoltà che avremmo trovato. Il Torino farà la sua partita gagliarda, per dna è una squadra che lotta sempre e mi è sempre piaciuta per questo. Io poi giocavo contro Pulici e Graziani, erano uno spettacolo vederli e un dispiacere perché perdevamo, quando ero a Catanzaro. C'era anche Claudio Sala".

Ha promesso un regalo alla squadra se sarà Champions? "Io? Sono loro che devono farlo a me. Io devo fare i regali? (ride, ndr)".

Ci sarà una rivoluzione nella prossima stagione, anche in base a quale Europa sarà? "Di rivoluzioni non possiamo farne e non dobbiamo farne. Se questa squadra nel girone di ritorno è prima, vuol dire che c'è da migliorare ma dobbiamo anche darle fiducia".